Venerdì 19 Aprile 2024

Casini e Sgarbi, la sfida vera è allo stadio

I due celebri per un posto in parlamento si sfidano anche al Dall'Ara. Quando la passione calcistica è la continuazione politica con altri mezzi...

Casini e Sgarbi allo stadio

Casini e Sgarbi allo stadio

Uno stadio come tribuna elettorale, il calcio come prosecuzione della politica con altri mezzi. L’unione tra politica e sport è vecchia quanto quasi l’uomo, e sarà proprio per questo che non passa mai di moda, come insegnano anche queste Politiche 2023. Non siamo certo al livello di Pertini a Madrid nel luglio 1982 (il “non ci prendono più” scandito al 3-1 di Altobelli che chiuse di fatto la finale contro la Germania Ovest), e nemmeno a quello di Matterella e Draghi di un anno fa, quando celebrarono gli azzurri freschi campioni d’Europa dopo aver battuto gli inglesi ai rigori nella finale di Wembley (“che parate” fu l’omaggio di Supermario ai miracoli tra i pali di Donnarumma). Ma qualcosa si muove anche in questa corsa alle urne targata 2022. Si va dai presidenti di calcio candidati – vedi alla voce Claudio Lotito, granitico patron della Lazio in lista per Forza Italia all’uninominale del Senato in Molise – ai candidati che provano a sfruttare il pallone come vetrina per la propria corsa elettorale. L’ultimo esempio si è avuto qualche giorno fa al Dall’Ara di Bologna, dove si sono incontrati, rigorosamente tra le tribune e i dintorni dello stadio, due pesi massimi di queste Politiche 2022, entrambi candidati nel collegio uninominale del Senato che comprende le Due Torri e la provincia, ovvero Pier Ferdinando Casini (centrosinistra) e Vittorio Sgarbi (centrodestra). I due hanno incrociato le armi, per modo di dire, in occasione di un poco emozionante Bologna-Salernitana (scialbo 1-1, per la cronaca), sfiorandosi e salutandosi senza però arrivare al confronto, e allo scontro, diretto. Inevitabile che finisse così, d’altronde: Casini è un vero habituée delle poltrone platino rossoblù e non perde occasione per seguire la squadra del cuore anche fuori dalle mura amiche: insomma, ha giocato in casa e ha mantenuto il fattore campo. Testimonianze sparse ne sono la lunga chiacchierata con Gianni Morandi, i saluti assortiti agli altri irriducibili della tribuna, le numerose strette di mano e gli incontri con gli assessori comunali presenti allo stadio. Diversa, la storia, per Sgarbi. Il critico d’arte ha cercato una marcatura a uomo nei confronti di Casini, ma si è dovuto accontentare di un modulo a zona: selfie con alcuni spettatori, diverse strette di mano, tre-quattro post sui social, una maglietta rossoblù sfoggiata per l’occasione con il numero 9 e il cognome ‘Sgarbi’ sulla schiena. Forse, per il candidato del centrodestra, ha pesato la mai nascosta simpatia per la Spal, la squadra della sua città natale, cioè Ferrara, con cui i tifosi del Bologna non hanno affatto un buon rapporto (ricambiato). E proprio per questo va sottolineato il coraggio - o la spregiudicatezza, fate voi – di chi è pronto quasi a rinnegare una delle poche identità collettive più forti, in questo Paese, di quella politica – cioè la squadra di calcio per cui si tifa – pur di portare avanti la propria campagna elettorale. Tu chiamale, se vuoi, elezioni.