Caro-energia, l'Italia ha speso più di tutti in Europa per aiutare famiglie e imprese

I 200 miliardi del piano tedesco hanno fatto gridare allo scandalo, ma nessuno ha speso come noi in rapporto al Pil

L'Ue studia manovre contro il caro gas e il caro energia (Ansa)

L'Ue studia manovre contro il caro gas e il caro energia (Ansa)

La Commissione Ue avanza verso l'unione dell'energia vagheggiata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ma intanto in Italia si fanno i conti in tasca agli altri partner europei e si grida allo scandalo per la decisione della Germania di mettere sul piatto 200 miliardi contro il caro-energia.

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In realtà, però, è esattamente quello che ha fatto anche il governo italiano, solo che invece di 200 di miliardi spalmati sui prossimi due anni ne ha già messi 60 per un anno solo. Anzi, facendo un confronto in relazione al Pil, l'Italia è il Paese che nel 2022 ha speso di più, in percentuale, per calmierare i rincari: 3,2% per cento del Pil. In base a uno studio dell'Osservatorio conti pubblici italiani della Cattolica di Milano, la Germania ha stanziato invece il 2,8% del Pil, la Spagna il 2,6% e la Francia il 2,1%, mentre otto Paesi Ue hanno speso meno dell'1% del Pil. Va detto che questi dati includono solo le spese programmate nel 2022, quindi non ci rientra il piano da 200 miliardi di euro annunciato dalla Germania, che avrà effetti principalmente sul 2023 e il 2024. Non ci sono ancora dettagli precisi sulle misure del maxi piano, ma solo delle proposte sul tagli di tutte le bollette di famiglie e imprese e sulla struttura del price cap per il 2023. Va detto comunque che questo piano ammonta al 5,55 per cento del Pil tedesco in due anni, equivalente a quasi il 2,8 per cento all’anno, una cifra comparabile con gli interventi di altri Paesi europei nel 2022 e ben inferiore, in percentuale, a quello che ha speso l'Italia quest'anno.

Certo il piano tedesco è stato comunicato male: l'annuncio trionfale del cancelliere Olaf Scholz ha trasmesso agli altri europei un senso di scarsa solidarietà. Come successe all’inizio della pandemia, quando la Germania (e non fu l'unica) si chiuse a riccio per poi rapidamente capire, proprio grazie alle ferme prese di posizione della Commissione europea e ad uno sguardo un po’ più approfondito sull’economia del Continente, che o ci si salvava tutti o si sarebbe affondarti tutti, tedeschi compresi, e forse più rumorosamente di altri.

Il governo francese è stato meno ingenuo: ha deciso zitto zitto di bloccare il prezzo regolato del gas dal 1° novembre 2021 a fine dicembre 2022 al livello del 1° ottobre 2021 e di limitare l'aumento del prezzo dell'elettricità al 4 per cento dal febbraio del 2022 fino al febbraio 2023, con un costo complessivo di 24 miliardi. Inoltre dovrebbe completare la nazionalizzazione del colosso Edf (il maggior produttore e distributore di energia in Francia, già di proprietà pubblica all’84 per cento), con un costo per le casse statali stimato in 9,7 miliardi, che si aggiungono al finanziamento da 2,1 miliardi deliberato nel febbraio 2022. Una volta acquisita, al fine di abbattere i prezzi dell’energia, l’intenzione del governo è di risanare le centrali nucleari in bancarotta entro il 2030 e di costruirne altre sei, per un costo complessivo di 100 miliardi di euro. Tutti questi interventi, però, sono stati avviati senza suonare la grancassa.

Fra i Paesi europei, dunque, l'Italia è quello che ha fatto più ricorso a misure mirate alle famiglie più bisognose e alle imprese maggiormente colpite dai rincari. Queste differenze possono essere ricondotte al peso determinante che ha in Italia l'industria manifatturiera, in gran parte energivora e 'gasivora', ma anche alla mancanza di diversificazione energetica, che rende l'Italia dipendente dalle forniture di gas anche per la produzione di energia elettrica. Possono aver pesato, però, anche fattori di natura politica: nella letteratura economica c'è una certa evidenza che i governi di ampia coalizione tendono a spendere di più. Va peraltro ricordato che il governo Draghi ha condotto una gestione prudente della finanza pubblica, in quanto nel corso del 2022 non ha mai fatto ricorso a scostamenti di bilancio.

Sul tavolo ci sono ora diverse proposte, fra cui il price cap dinamico e la piattaforma congiunta di acquisti del gas, che saranno varati nel vertice europeo del 20-21 ottobre. Si parla anche di un nuovo Sure, quel meccanismo finanziato dalla Commissione con la raccolta sul mercato, che ha distribuito cento miliardi per salvare i posti di lavoro durante la pandemia. Ai tedeschi riproporlo in fotocopia non piace, ma è stato proprio il cancelliere Scholz a evocarlo qualche giorno fa. Probabilmente non sarà una fotocopia, ma il discorso è aperto. La solidarietà è un patrimonio che la Commissione sta allargando un poco per volta, ma è chiaro oramai che non è una richiesta dei 'deboli' nei confronti dei'«forti': è una necessità per tutti.