Calenda verso Renzi. Il Pd: aiuti le destre

Azione vicina a rompere coi dem, asse elettorale con Italia Viva. Esultano gli ex di Forza Italia. Terzo polo? Letta infuriato con i centristi

Il segretario di Azione, Carlo Calenda (Ansa)

Il segretario di Azione, Carlo Calenda (Ansa)

Roma, 1 agosto 2022 - "Svolta o rottura?" era la domanda che si faceva Fausto Bertinotti rispetto al governo Prodi. La risposta fu "rottura". E pare proprio che – entro oggi o poco oltre –, il leader di Azione, Carlo Calenda, annuncerà, urbi et orbi, che è rottura. Stavolta a tema non c’è il governo, ma l’alleanza tra il suo Fronte repubblicano e il Pd. Calenda ieri non si è fatto trovare. Poi, a sera, ha visto la micro-componente di +Europa (Bonino, Della Vedova, Magi) che con Azione ha un patto. I due leader di Azione e +Europa hanno poi scritto una lettera a Letta dicendo di aspettare ancora risposte: "La scelta di includere sempre più persone che hanno votato la sfiducia a Draghi rende debole e contraddittoria una proposta comune di governo. Se volete candidare queste persone fatelo non negli uninominali ma nel proporzionale".

Calenda, in realtà, in cuor suo, ha già deciso. Andrà in coalizione non con il Pd, ma con l’odiata (dai dem) Iv di Matteo Renzi. Il quale lo fa capire ‘in chiaro’ e già non sta più nella pelle. I due simboli saranno collegati, le liste distinte, i simboli pure. Da Iv esultano e l’autore del Rosatellum, Ettore Rosato, prevede: "Insieme non solo superiamo tutti e due lo sbarramento (fissato al 3%, ndr ), ma possiamo diventare concorrenziali in molti collegi, togliendoli al centrodestra al Sud e al centrosinistra nel Centro. Saremo la sorpresa delle prossime elezioni. E, con la Bonino, possiamo arrivare al 10%".

Oltre alla, presunta, ‘base’ di Azione in subbuglio perché ostile all’accordo con la sinistra-sinistra, i dimaiani e gli ex M5s, c’è mezzo vertice di Azione (gli ex azzurri, soprattutto) che dunque avrebbe vinto la partita interna. Alla fine anche quelli di +Europa avrebbero capitolato. Ieri bastava scorrere la pagina Twitter di Calenda. Un diluvio di attacchi contro l’accordo del Pd con Di Maio&D’Incà, la sola presenza fisica, in coalizione, dei ‘rosso-verdi’ di Verdi-SI accusati di essere contro tutto. E già che c’era, pure contro Letta per l’idea di una "dote" ai giovani.

In più, ieri parlavano solo gli ‘ostili’ già noti, gli ex FI. Non le ministre (Gelmini e Carfagna, più la prima) che premono per la corsa in solitaria, ma il senatore, oggi in Azione ma eletto in FI, Cangini: un tweet di fuoco contro sinistra, Di Maio, Letta. Osvaldo Napoli, altro ex azzurro, se la gode: "Tutti cercano Azione e Calenda. A conferma dell’assoluta centralità del nostro programma", ma soprattutto è convinto che Az andrà sola.

Nel Pd ovviamente si scatena il panico. Vari big, i più vicini a Calenda, come Luigi Zanda, hanno provato a far ragionare l’ex ministro, ma niente. Letta stesso, sconsolato, ammette: "Il tempo passa e ne resta poco. Da noi zero veti", ma ormai ha capito che la coalizione si restringe. Gli alleati (Ipf, sindaci, Verdi-SI) sono nanetti e sperare anche solo di pareggiare è durissima. Il Pd , peraltro, è alle prese pure coi guai interni. Sono arrivate, al Nazareno, cui spetta l’ultima parola, le indicazioni dei territori sui candidati. Scegliendo fior da fiore, spiccano, a Modena, gli uscenti Fassino, Lorenzin, e la new entry Vaccari. A Bologna marasma per il seggio lasciato libero da Casini, che tutti agognano. In Toscana corrono la segretaria regionale Bonafé e Letta, a Pisa. Ma a far clamore è Empoli: c’è il senatore uscente Dario Parrini (Base riformista), ma non il deputato Luca Lotti, coordinatore, con Guerini, di Base riformista. La verità è che Letta in persona non l’ha voluto. Per il resto, tutti graditi ritorni (Franceschini capolista a Napoli) e qualche novità: Berruto a Torino, Provenzano in Sicilia, Roggiani e Maran a Milano, Zedda e il braccio destro di Letta, Marco Meloni, a Cagliari.