ArchiveBerlusconi senza freni su Putin e sui ministri. Il silenzio rabbioso della Meloni

Berlusconi senza freni su Putin e sui ministri. Il silenzio rabbioso della Meloni

La leader di FdI confessa ai suoi: "Vogliono rendermi la navigazione difficile" Tra i fedelissimi cresce la tentazione di far saltare il banco e andare di nuovo al voto

Roma, 19 ottobre 2022 - Giorgia fa, Silvio disfa. Tra Camera e Senato, va in onda il Berlusconi show: dall’amicizia rinnovata con Putin, alla Casellati nuova Guardasigilli, dal pizzino sul compagno della leader di FdI, alla nomina di falchi come capigruppo, il Cavaliere passa la giornata a mettere le dita di entrambe le mani nell’occhio della premier quasi incaricata. Lei ribolle d’ira, convinta che lui e i "soliti noti" di Forza Italia stiano cercando di metterla in difficoltà. "Vogliono rendermi la navigazione difficile".

Silvio Berlusconi, 86 anni, e Marta Fascina, 32 anni
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Altro che navigazione difficile: la pace di via della Scrofa è durata meno di 24 ore. Un Cavaliere pirotecnico attacca su tutti i fronti arrivando alla "sgrammaticatura istituzionale" (copyright di FdI) di stilare il ’totoministri’. L’affondo più spinoso, roba da incidente internazionale, è la guerra: forse non sapeva di essere registrato mentre spiegava di aver ricucito con Putin, ma certo non poteva pensare che parole così pesanti restassero segrete. Nessuna possibilità, invece, di smentire l’offensiva a gamba tesa sul dicastero della Giustizia, perché Berlusconi non si limita a parlarne in una riunione che doveva essere a porte chiuse, ma si allarga pure con i cronisti. "Guardasigilli deve essere la Casellati, Meloni è d’accordo, solo mi ha suggerito di incontrare Carlo Nordio: ’è bravissimo, magari ti convinci che è la scelta giusta’. Ma io sono convinto di Elisabetta". Il leader azzurro ritiene che il controllo su via Arenula gli permetta di fronteggiare "l’offensiva della magistratura", e di cambiare la legge Severino che, ove si arrivasse a una sentenza di condanna definitiva per il Ruby ter, potrebbe costringerlo a lasciare di nuovo il seggio da senatore.

Ministri: chi entra e chi esce dalla lista

E tuttavia, Nordio continua a figurare alla Giustizia nella lista di Giorgia. La Russa taglia corto: "È stato eletto per fare il ministro". Del resto, per FdI, l’ex presidente del Senato ha altri handicap a suo carico, oltre a quello di essere esponente di spicco del partito berlusconiano, con Silvio che ripete: so come riformare la giustizia. Partecipò al sit in davanti a Palazzo di giustizia di Milano: non un buon viatico per avviare rapporti non troppo belligeranti con la magistratura. Se si tiene conto del fatto che una candidatura del genere non è quella più gradita a Sergio Mattarella, si capisce perché a Giorgia Meloni risulti indigesta. Dagli spalti forzisti, al contrario, confermano: Berlusconi è sincero, aveva ricevuto garanzie da lei. Il tono generale peggiora, se possibile, le cose. Quando rievoca il tesissimo colloquio sfociato nel disastro dell’elezione del presidente del Senato, fa capire di considerare ancora la leader arrogante e prepotente, come dall’ormai notissimo appunto scritto. Non manca un’allusione greve al suo "uomo che lavora in Mediaset". Particolare che manda fuori dai gangheri Meloni: "Ma poi, che senso ha chiamare in causa il ’mio uomo’". Forse, ragiona con i suoi, farebbero meglio a farlo tacere.

L’elezione dei capigruppo è la ciliegina al cianuro sulla già velenosa torta. Al Senato passa per acclamazione Licia Ronzulli, nemica giurata di Giorgia: parteciperà in questa veste alle consultazioni al Quirinale. Alla Camera al posto di Paolo Barelli, vicino alla colomba Tajani (confermato agli Esteri) si ritrova capogruppo Cattaneo, che scopre così di non essere più nell’elenco dei ministri e la prende malissimo. Ma la leader di FdI la prende anche peggio: significa ritrovarsi anche a Montecitorio uno che il governo lo vorrebbe morto ancora prima che nascesse. Per nascere nascerà, probabilmente affidandosi al fatto, come dice Daniela Santanchè: "C’è sempre un Berlusconi di giornata, come se le parole del capo fossero piume". Invece non lo sono. Dimostrano che nello scontro interno al partito azzurro tra chi il governo vuole farlo decollare e chi lo vede come fumo negli occhi, il cuore di Silvio – nonostante le pressioni della famiglia e dei consiglieri – batte all’unisono con quello dei falchi. Impossibile dire oggi come evolverà una situazione del genere: Giorgia vuol partire al più presto, fosse per lei giurerebbe già sabato. Però, al netto della Giustizia balla ancora qualche Ministero, e torna a circolare la voce di uno spacchettamento del Mise, con Guido Crosetto che pensa di rinunciare. Non è escluso che una volta partito, il governo riesca a navigare nonostante l’ostilità di mezza FI ma non è escluso nemmeno che la guerra civile nel partito azzurro finisca per spaccarlo. ed è un’eventualità che Giorgia teme fino dall’inizio perché la sua maggioranza, seppure resistesse, sarebbe ridotta all’osso. In quel caso la tentazione di far saltare il banco e andare di nuovo alle elezioni in breve tempo, con il tempo ancora in poppa potrebbe diventare invincibile.

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