Giovedì 25 Aprile 2024

Silvio Berlusconi: "Non vendo illusioni, pensioni a mille euro. E la flat tax si può fare"

Intervista al leader azzurro: non inseguo la presidenza del Senato né altri ruoli. "Giorgia Meloni non ha bisogno di nessuna legittimazione. La guerra in Ucraina? La visione di FI coincide con quella del governo"

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Presidente Berlusconi, lei ha dichiarato più volte che Giorgia Meloni è in grado di fare il premier: è diverso dal dire che lo farà se vince il centrodestra, e FdI è il primo partito. Si può sciogliere questa ambiguità?

"Giorgia Meloni non ha nessun bisogno di essere legittimata a fare il premier, anche perché la legittimazione dipende solo dal voto degli italiani. E proprio per questo abbiamo detto e scritto che sarà chi ha più voti a proporre al capo dello Stato il nome del premier".

In questi giorni Salvini ha toccato un capitolo quasi assente dalla campagna elettorale, la guerra, e ha detto che forse le sanzioni fanno più danno a noi che a Putin. È d’accordo?

"Non mi occupo delle posizioni degli altri. Posso dire solo due cose: che la visione di Forza Italia coincide perfettamente con quella del governo italiano, dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica, e che naturalmente auspico una soluzione diplomatica nel più breve tempo possibile, perché la guerra è la peggiore delle follie e ha un costo di vite umane, ma anche un costo economico pesantissimo per tutti".

Molti la accusano di lanciare proposte non sostenibili economicamente, come le pensioni minime a 1000 euro. Perché è convinto del contrario?

"Perché credo che la nostra politica economica, in particolare la flat tax, possa generare una forte crescita, che significa anche un aumento delle risorse disponibili per lo Stato. Naturalmente da imprenditore so benissimo che bisogna fare i conti con le risorse disponibili, quindi procederemo con gradualità – tenendo conto del ciclo economico – ma anche con assoluta determinazione".

A proposito di flat tax: sembra che ogni partito nel centrodestra abbia la sua posizione.

"Se vedessimo ogni cosa nello stesso modo non saremmo una coalizione, saremmo lo stesso partito. Le nostre proposte sulla flat tax derivano dagli studi che Antonio Martino e io abbiamo condotto fin dal 1994 sui 57 paesi - primo fra tutti Hong Kong - che hanno introdotto questo sistema di tassazione. Abbiamo valutato che nella situazione italiana l’aliquota sostenibile sia il 23%, con una quota esente per i primi 13.000 euro di reddito. Tutto questo è già molto conveniente rispetto alla situazione attuale, soprattutto per il ceto medio, ma in altri paesi l’aliquota è decisamente più bassa. Quindi in futuro potrebbe scendere anche da noi".

Sì, però alcuni esperti dicono che la flat tax costerebbe molti miliardi allo Stato: si può mettere a bilancio l’evasione fiscale per dimostrare che è una spesa sostenibile?

"La flat tax combatte l’evasione, perché è un’imposta che sarebbe irrazionale e non conveniente evadere, ma questo è solo un aspetto, forse neppure il più importante. Un netto taglio delle aliquote genera più consumi, più utili per le imprese, più occupazione e anche maggiori entrate fiscali. Nell’America di Reagan, abbattendo l’aliquota massima dal 72% al 27%, in otto anni le entrate dello Stato sono addirittura raddoppiate. Dunque la flat tax si finanzia da sola".

Altra spesa che lei vuole mettere a bilancio è il Ponte sullo Stretto. Come si può fare?

"Il Ponte sullo Stretto sarebbe già fatto se le sinistre per due volte non avessero azzerato il nostro lavoro. Riprenderemo da capo, il che significa anche una grande opportunità per le aziende italiane".

Se c’è un capitolo in sospeso da 30 anni in Italia è quello dei rapporti tra politica e giustizia: in questo centrodestra convivono visioni diverse. Sarà in grado di risolverlo?

"Non mi pare ci siano differenze di visione nella nostra coalizione. Senza dubbio noi di Forza Italia costituiamo l’anima liberale, cristiana, garantista. Quindi tanti più voti verranno a Forza Italia, quanto prima si realizzeranno la separazione delle carriere, l’accorciamento dei tempi dei processi, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione".

In cima all’agenda politica c’è la crisi energetica. Negli altri paesi si parla apertamente di razionamento. Sarà necessario da noi? Pensa che la crisi potrebbe essere affrontata in altro modo?

"Il razionamento non mi piace, ma è una valutazione che lascio ai tecnici. Il primo dovere della politica sono immediati ristori e crediti d’imposta per chi non ce la fa, penso soprattutto alle aziende. Ha ragione il presidente dell’ABI, Patuelli, che ne ha parlato proprio su queste pagine: bisogna intervenire subito, per decreto legge. Non si può certo aspettare il nuovo governo, a ottobre. A quella data, però, il nostro governo dovrà come primo provvedimento far ripartire tutto quello che le sinistre hanno bloccato per decenni: termovalorizzatori, rigassificatori, trivellazioni, energie rinnovabili, e soprattutto la ricerca sul nucleare pulito. Posso aggiungere che dal nucleare in Francia deriva l’85% dei consumi energetici. Non possiamo certo rischiare che le famiglie italiane si trovino a dover scegliere fra pagare le bollette e fare la spesa".

Torniamo alla guerra: lei, che ha un’esperienza in politica internazionale, quali consigli darebbe ai leader occidentali per non farla degenerare ulteriormente?

"Non è facile dare consigli. Anche perché in questo momento la leadership dell’Occidente è appannata. E Putin questo lo sa".

I suoi rapporti con Putin vengono chiamati ogni giorno in causa. È rimasto deluso? Come si pone verso l’uomo con cui ha condiviso un rapporto d’amicizia?

"L’amicizia è una cosa, la politica internazionale è un’altra. Sono deluso, come ho avuto modo di dire, dal fatto che la Russia abbia scelto la strada del conflitto e dell’aggressione. In passato eravamo riusciti a immaginare un quadro del tutto diverso dei rapporti fra Russia e Occidente. Nel 2002 a Pratica di Mare avevo convinto Bush e Putin a firmare un accordo di partnership fra Nato e Russia che avrebbe potuto cambiare il nostro futuro. Non è andata così. Sono davvero molto deluso".

Se la destra vince, lei sarà il presidente del Senato o il ministro degli Esteri? Quale ruolo pensa di ritagliarsi?

"Non ho bisogno di alcun ruolo, voglio solo servire il mio Paese".