Crisi Pd, l'appello dei progressisti: "Ora ferma opposizione e radicale discontinuità"

Il documento firmato da 20 esponenti del mondo dem, da Rosy Bindi a Gad Lerner, si rivolge anche ai 5S: "Approdo al campo progressista sia definitivo chiarimento identitario"

Una bandiera del Partito Democratico

Una bandiera del Partito Democratico

Roma - "La sonora sconfitta delle forze democratiche ci accomuna tutti, compreso chi fosse tentato di consolarsi con il buon risultato della propria lista". E' la premessa contenuta in un appello firmato da 20 esponenti del 'campo progressista' teso a "incoraggiare un confronto", che serva a "imparare la lezione e ricominciare insieme". 

L'appello è firmato da Maurizio Ambrosini, Rosy Bindi, Luigino Bruni, Vannino Chiti, Paolo Corsini, Fulvio De Giorgi, Domenico De Masi, Monica Di Sisto, Giovanni Dosi, Guido Formigoni, Sergio Labate, Gad Lerner, Emiliano Manfredonia, Franco Monaco, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Giulia Rodano, Andrea Roventini, Giorgia Serughetti e Massimo Torelli.

"Questa sconfitta - si legge - viene da lontano e ci interroga sull'incapacità delle attuali forze progressiste di intercettare le paure e la rabbia di una larga parte del Paese, che vive con angoscia e paura la precarietà del lavoro, le crescenti disuguaglianze economiche, il declino del welfare, la fragilità delle istituzioni pubbliche messa in evidenza dalla crisi climatica, dalla pandemia e dalla guerra". Tuttavia "anche una pesante sconfitta può risolversi in un'opportunità, se non si reagisce negandone la portata o con meri aggiustamenti tattici. È necessaria una radicale discontinuità. Per questo proponiamo di avviare il confronto comune a partire da alcuni punti qualificanti", iniziando, nella prossima legislatura, da una "ferma opposizione" in Parlamento "dismettendo le tentazioni governiste che, per malinteso senso di responsabilità quando non per brama di potere, hanno ridotto, nella percezione di vasti settori popolari, una parte delle forze progressiste a partiti dell'establishment".

Occorre "riconoscere che è stato un errore presentarsi divisi di fronte a una destra unita. Nessuno può cantar vittoria solo perché il proprio partito ha avuto esiti confortanti". Al Pd i 20 firmatari del documento chiedono "di risparmiare a sé stesso e al campo progressista il rituale di un'inconcludente resa dei conti interna, che alla fine si riduce sempre a una 'conta' per scegliere un nuovo segretario. Non è cambiando segretario che il Pd può rigenerarsi e recuperare la perduta rappresentanza dei bisogni e degli interessi popolari. Ma trovando il coraggio di ripensare profondamente sé stesso, e di andare finalmente oltre sé stesso". 

"Chiediamo al M5s di dimostrare che l'approdo a posizioni progressiste non è meramente tattico, ma l'epilogo di un definitivo chiarimento identitario. E di non pensare che la tenuta elettorale consegni al Movimento il monopolio del campo progressista."Convinti come siamo che astensione ed esito del voto sono frutto di un divario profondo tra la vivacità del Paese e la sua traduzione nella politica organizzata, consideriamo urgente fornire un solido riferimento politico alle istanze serie e radicali di cambiamento che vengono espresse da tante realtà civiche e sociali, in particolare delle donne e dei giovani. Il nostro - puntualizzano ancora i promotori del documento - è l'appello di donne e uomini del campo progressista che nulla hanno da chiedere sul piano personale, ma avvertono tutta la gravità del momento e per questo sono disponibili a impegnarsi".