Elezioni americane, l'esperto: "Vi spiego i segreti del voto Usa"

Francesco Clementi, professore a Perugia, ha appena scritto un libro sul sistema Usa dopo un master di un anno per 100 universitari di tutta Italia. I primi classificati parteciperanno alla cerimonia d'insediamento

Francesco Clementi

Francesco Clementi

Roma, 2 novembre 2020 - Un viaggio virtuale durato un anno, 'InsideUSA2020',  alla scoperta del sistema politico americano. Un percorso che ha coinvolto 100 studenti universitari, selezionati su oltre 600 in tutta Italia e che approderà alla cerimonia d'insediamento, il 20 gennaio 2021. Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Perugia, ha curato  il corso di specializzazione con il collega Gianluca Passarelli. Il master è stato organizzato  con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e il Centro studi americani. "I primi cinque classificati - spiega il professore -, gratuitamente, verranno con noi negli Stati Uniti, ospiti del Governo americano, a conoscere il loro sistema politico-costituzionale. Dovevamo partecipare alle Conventions ma, a causa del Covid, è slittato tutto al prossimo anno. Probabilmente andremo alla cerimonia di insediamento". Intanto Clementi e Passarelli hanno appena pubblicato per Marsilio 'Eleggere il presidente. Gli Stati Uniti da Roosevelt a oggi'.

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Professore, quali sono i punti chiave del voto americano? “Intanto il sistema è decentrato. Ogni Stato elegge un numero predefinito di grandi elettori, sulla base della popolazione e di regole diverse, dalla vecchia biro alle schede elettroniche. In tutto i delegati sono 535 più 3, quelli del distretto di Columbia. Eleggono presidente e vicepresidente".

Ognuno di loro  è schierato.

"Sì,  naturalmente vengono eletti come portatori di un voto, o per Biden o per Trump".

Difficile cambino casacca.

"Invece no, nella storia ci sono stati quelli sleali. Hanno creato non pochi problemi perché alla fine non votano per il candidato al quale hanno promesso il sostegno ma per l'avversario. Il fattore faithless è stato sostanzialmente irrilevante per moltissime elezioni. Ma tra il 1790, primo voto  federale, e il 2016, ci sono stati 212 casi".

Non pochi.

"Proprio per questo a luglio la Corte Suprema è intervenuta per ridurre il fenomeno, con un'ordinanza importante, Chiafalo. Ha detto con grande chiarezza che gli elettori infedeli incorrono in un sistema di sanzioni. Questo ha aggravato la loro posizione, irrigidendo il fenomeno dell'elezione semi-diretta. Perché così, quando abbiamo il risultato dei grandi elettori, abbiamo davvero il presidente".

Ma non si vota solo per il capo della casa Bianca.  

"Si eleggono anche  un terzo del Senato e tutta la Camera dei rappresentanti".

Sapremo tutto la sera del 3 novembre?

"Quel giorno sapremo quanti grandi elettori ha vinto ciascun candidato. In teoria, dovremmo sapere com'è andata a finire. Ma questa volta, come non mai, le elezioni sono caratterizzate dal voto postale. Alla fine si prevedono decine di  milioni di schede così, su 240 milioni di americani che hanno diritto al voto e 160-180 milioni che lo eserciteranno effettivamente. Perché  lo zoccolo dell'astensionismo si dovrebbe ridurre.  Si prevede una partecipazione più alta dovuta soprattutto allo scontro Biden-Trump, particolarmente polarizzato".

Quindi cosa sapremo nella notte del martedì elettorale?

"Non è scontato ci sia già  il nome del presidente. Perché il voto postale non è quantificabile oggi. E non potrà esserlo neanche il 3 sera. Le Corti supreme di molti stati stanno legittimando l'arrivo e il conteggio delle schede oltre il 3 novembre. La dead line ad esempio della Pennsylvania, è il timbro di quel giorno. Quindi, vanno aggiunti dieci-quindici giorni":

Alla fine?

"Il risultato con certezza potremmo saperlo attorno alla metà di novembre. Ma il punto qual è? Faccio un esempio: se in California c'è una valanga di voti postali, non serve a nulla, Biden lì ha già vinto. Se invece quelle schede arrivano  dagli swing states, come la Pennsylvania, allora facciamoci un segno della croce perché stiamo entrando in un  tunnel".

Poi ci saranno le schede annullate, considerate irregolari...

"Infatti ciascun candidato ha aperto da mesi uffici legali che cercano la causa. C'è il precedente di Gore-W Bush, nel 2000. Quando ci furono contestazioni e accuse di brogli, si arrivò alla Corte Suprema federale. Che disse, signori è andata come è andata, noi dobbiamo chiudere. E bloccò il conteggio".

Dead line.

"Il risultato deve arrivare per la metà di dicembre. Ecco il punto politico. I grandi elettori si riuniscono il 14 e il 15, nel Congresso di ciascuno Stato. In quell'occasione, diranno pubblicamente come voteranno. Poi il 6 gennaio, i voti saranno presentati nel nuovo congresso". 

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