Martedì 23 Aprile 2024

Usa 2016, Donald Trump: 'lo straniero' della politica

Il miliardario immobiliarista punta sulla ex middle class americana, ma dovrà fare i conti anche con le minoranze etniche

Donald Trump (Lapresse)

Donald Trump (Lapresse)

New York, 8 novembre 2016 - Se potesse Donald Trump a 70 anni compiuti cancellerebbe i primi 68. Non perché detesta invecchiare come molti nelle sue condizioni, ma perché da quando è entrato in politica, 18 mesi fa, ha dichiarato di essere un “uomo cambiato”. Se fosse lui ad entrare a sorpresa alla Casa Bianca nelle elezioni Usa, nonostante lo svantaggio che si trascinava anche nelle ultime ore, l’America avrebbe scelto “lo straniero” della politica, l’uomo che ha voluto applicare gli spregiudicati principi del business aggressivo alle comlicate dinamiche del consenso popolare.

“Questo non è un suono di incoraggiamento per chi arriva secondo” ha detto ad ogni tappa della sua ultima maratona che la portato in 5 stati diversi, dalla Florida al Nord carolina, dal Michigan alla Pensylvania fino al New Hampshire che aveva visto il suo primo successo alle primarie più di 500 giorni fa.

Ormai Trump parla alla gente chiamandola “movimento stupendo e indistruttibile”. Comunque vada nelle urne sa di poterlo trasformare in partito al posto di quello repubblicano o di semplice forza d’urto per continuare a scardinare gli equilibri di Washington. Laureatosi alla Fordham University dopo aver frequentato la New York Military academy all’età di 13 anni Trump si è sposato 3 volte ed è padre di 5 figli avuti da due mogli diverse, tre con Ivana dalla quale ha divorziato nel 1991, una figlia con  Marla Maples divorziata nel 1999 e  un ultimo figlio  con Melania Knauss l’attuale moglie sposata nel 2005. Titolare di un impero immobiliare stimato oggi intorno ai 3,5 miliardi di dollari secondo Forbes (ma che lui sovrastima fino a 10 miliardi di dollari) in realtà Trump è arrivato al successo dopo quattro bancarotte e molti passaggi difficili nella vita da imprenditore, inclusa una causa per discriminazione razziale perché si rifiutava di voler affittare uno dei suoi appartamenti ad una donna di colore.

Ma la sua entrata in campo insieme all’intera famiglia, come se fosse un nuovo “brand” della politica, ha finito con l’attrarre un’intera fascia di americani di cultura medio bassa inclusi tanti pensionati che si sentono “dimenticati” dagli 8 anni di Obama e che non hanno affatto gradito la riforma sanitaria anche se è servita a dare copertura a oltre 23 milioni di persone in più che non l’avevano mai avuta.

Le sue ultime parole in Michigan prima che si aprissero le urne, pronunciate dopo aver attaccato duramente la grande stampa e naturalmente “Hillary la corrotta” hanno trasmesso un segnale cupo e negativo, di un’America che sta andando allo sfascio, in forte contrasto col messaggio di unità e di collaborazione fra le diverse parti del apese che invece la Clinton ha voluto trasmettere dal suo gran finale di Filaldelfia e del Nord Carolina. Trump ha giocato tutto sul suo grande ruolo di rottamatore che vuole cambiare Washington e il resto del paese.Non ha esitato a schierarsi anche contro i leader repubblicani che in diversi casi si sono staccati da lui e la sua è stata una vera e propria campagna elettorale fatta come se avesse una testa d’ariete pronta a rompere anche il famoso “muro blu” dei democratici che hanno sempre permesso a Hillary di rimanere in testa nei sondaggi soprattutto negli stati del nord. Nemico dei trattati commerciali e dell’immigrazione clandestina, pronto ad aumentare le spese del Pentagono e ad abbassare le tasse soprattutto alle grandi corporation affinchè riportino e investano in America i trilioni di dollari che tengono all’estero, Trump si sente l’anomalia vincente di un sistema americano profondamente incrostato di privilegi e abusi.

Il suo “trumpismo populista” non è ancora entrato nei libri della politica, ma è riuscito a creare profonda attrazione come una sorta di magnete per l’ex middle class americana bianca. La conta con le altre minoranze etniche degli Stati Uniti di colore, ispaniche e asiatiche, ma sprattutto con l’universo femminile, che invece rigetta l’idea dell’uomo forte, è iniziata. L’America di Trump, l’uomo del cambiamento, punta ad una vera “rivoluzione politica". Quella di Hillary invece alla continuazione dell’era Obama col passaggio del timone della nave più potente del mondo ad una donna.