La vigilia del gran voto per il Colle vede all’opera, da settimane, un parterre, più o meno de rois a seconda dei casi, di consiglieri, sherpa, suggeritori, pontieri, pronti a mediare, elargire consigli, tessere relazioni, con l’obiettivo di indicare strade, rose di nomi, percorsi, reclutare grandi elettori, siglare accordi. Indirizzare, insomma, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica in un verso o nell’altro, su un candidato o su un altro. Il cerchio magico più largo è quello che ruota attorno a Silvio Berlusconi. A muoversi sono in tanti, ma il più autorevole e credibile, anche in campo avverso, è Gianni Letta. È tale il credito di cui gode, sono tali i buoni rapporti intessuti con tutti nei decenni, che lo "zio di Enrico" (Letta) è guardato a vista. Ed è bastata una visita a Palazzo Chigi, lo scorso venerdì, per incontrare il capo di gabinetto di Mario Draghi, Antonio Funiciello, per far immaginare scenari B e C, oltre Silvio. E, del resto, non è un mistero per nessuno che l’ex sottosegretario del Cav alla Presidenza del Consiglio sia stato il più scettico sull’"operazione scoiattolo", propendendo, invece, per una soluzione condivisa, da larghissime intese e dal respiro internazionale. "Il clima che si respirava l’altro giorno quando è stato commemorato David Sassoli in Parlamento – ha avvisato alla camera ardente in Campidoglio – era veramente straordinario. Se con lo stesso clima i grandi elettori procedessero all’elezione del presidente, David avrebbe un grandissimo merito". Di tutt’altro avviso gli altri amici di Silvio: da Fedele Confalonieri ("Ci stupirà ancora") al redivivo Marcello Dell’Utri, l’idea di vedere Berlusconi al Colle li ha visti schierati in prima linea. Una seconda giovinezza: colloqui, chiamate, incontri. Vittorio Sgarbi, a sua volta, si è assunto il ruolo di telefonista acchiappavoti del leader azzurro: "Domani – raccontava l’altro ieri - riprenderemo a ...
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