Sussurrano, telefonano, invitano. Quanti tessitori al lavoro per i leader

Dietro a ogni scenario, l’attivismo (a volte non richiesto) di personaggi spesso neppure parlamentari. Per Berlusconi sono in campo Gianni Letta, Verdini, Sgarbi, Rotondi. Nel Pd il ‘facilitatore’ è Bettini

Gianni Letta (86 anni) è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio

Gianni Letta (86 anni) è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio

La vigilia del gran voto per il Colle vede all’opera, da settimane, un parterre, più o meno de rois a seconda dei casi, di consiglieri, sherpa, suggeritori, pontieri, pronti a mediare, elargire consigli, tessere relazioni, con l’obiettivo di indicare strade, rose di nomi, percorsi, reclutare grandi elettori, siglare accordi. Indirizzare, insomma, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica in un verso o nell’altro, su un candidato o su un altro.

Il cerchio magico più largo è quello che ruota attorno a Silvio Berlusconi. A muoversi sono in tanti, ma il più autorevole e credibile, anche in campo avverso, è Gianni Letta. È tale il credito di cui gode, sono tali i buoni rapporti intessuti con tutti nei decenni, che lo "zio di Enrico" (Letta) è guardato a vista. Ed è bastata una visita a Palazzo Chigi, lo scorso venerdì, per incontrare il capo di gabinetto di Mario Draghi, Antonio Funiciello, per far immaginare scenari B e C, oltre Silvio. E, del resto, non è un mistero per nessuno che l’ex sottosegretario del Cav alla Presidenza del Consiglio sia stato il più scettico sull’"operazione scoiattolo", propendendo, invece, per una soluzione condivisa, da larghissime intese e dal respiro internazionale. "Il clima che si respirava l’altro giorno quando è stato commemorato David Sassoli in Parlamento – ha avvisato alla camera ardente in Campidoglio – era veramente straordinario. Se con lo stesso clima i grandi elettori procedessero all’elezione del presidente, David avrebbe un grandissimo merito". Di tutt’altro avviso gli altri amici di Silvio: da Fedele Confalonieri ("Ci stupirà ancora") al redivivo Marcello Dell’Utri, l’idea di vedere Berlusconi al Colle li ha visti schierati in prima linea. Una seconda giovinezza: colloqui, chiamate, incontri.

Vittorio Sgarbi, a sua volta, si è assunto il ruolo di telefonista acchiappavoti del leader azzurro: "Domani – raccontava l’altro ieri - riprenderemo a fare queste telefonate con Berlusconi per l’operazione scoiattolo". Salvo suonare, ieri, un primo game over: "L’operazione si è fermata oggettivamente". Si è dato molto fare per Silvio, sullo stesso terreno, anche Gianfranco Rotondi, il dc-verde, che 24 ore fa pronosticava: "I miei numeri sono dettati dal naso democristiano, non dagli scoiattoli. Vedo simpatia verso questa candidatura".

A metà strada, anzi, a un vero e proprio incrocio tra Berlusconi, Matteo Salvini e Matteo Renzi, è ricomparso anche Denis Verdini. Formalmente sta agli arresti domiciliari, ma dalla villa sopra Firenze non ha mancato di porsi come l’autore del manuale di istruzioni per la scalata al Colle di Berlusconi, ma anche per evitare la "sconfitta" del genero, il leader leghista fidanzato con la figlia Francesca. "Le ambizioni di Berlusconi sono legittime, ma Salvini deve fare il king maker", ha scritto in una lettera a Confalonieri e Dell’Utri.

Sul fronte opposto, a tessere la tela, più che i consiglieri (che esistono, ma restano dietro le quinte, come Filippo Andreatta e Marco Meloni per il segretario dem), sono direttamente i leader: nel Pd i più attivi sono lo stesso Letta e Dario Franceschini, ma anche Lorenzo Guerini. Nei grillini in teoria a guidare le danze sarebbe Giuseppe Conte, ma il vero regista è, in realtà, Luigi Di Maio. Il ruolo di guru e tessitore, per la verità, lo ha svolto da sempre Goffredo Bettini, il padre-padrone della sinistra romana, il "capo della corrente tailandese", come lo ha definito Matteo Renzi. Considerato il vero ispiratore del Pd zingarettiano e dell’alleanza giallo-rossa, con Letta (Enrico) sembra avere perso carisma e ascendente. Nei giorni scorsi è riuscito a far irritare anche il suo "allievo" Conte, dopo aver litigato qualche settimana fa con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, altra sua creatura. Insomma, si dà da fare, ma non sembra che conti più di tanto. Più che altro, dalle parti di Palazzo Chigi, non ha più nessun peso. E anche questo è un segno dei tempi.