Quirinale, positivi al Covid non possono votare. Per no vax basta tampone

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ribasce le regole. Si valuta l'opzione di voto per i grandi elettori con la febbre ma negativi

Aula della Camera in seduta comune

Aula della Camera in seduta comune

Roma, 17 gennaio 2022 - Niente possibilità di voto per i grandi elettori positivi al Covid, mentre ai non vaccinati basterà il tampone per entrare alla Camera dei deputati. A una settimana esatta dell'elezione per il Colle, il presidente della Camera, Roberto Fico, mette un punto alle polemiche insorte in questi giorni sulla "mancanza di una normativa" sul voto in epoca di pandemia. I positivi, ha ribadito, "non possono votare alla normativa vigente e questo non costituisce nessuna violazione di procedura costituzionale''. 

Nessuna eccezione o deroghe, dunque, per il voto dei grandi elettori che dovessero risultare positivi al Covid nei giorni di votazione per l'lezione del Capo dello Stato. Tuttavia, I capigruppo della Camera hanno deciso un'istruttoria sulla possibilità per questi ultimi per entrare a Montecitorio e partecipare al voto pur avendo una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi, purché abbiano un tampone negativo. 

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"In questi due anni il Parlamento è stato sempre aperto e sarà così anche per l'elezione del capo dello Stato. Stiamo completando i protocolli di sicurezza". Roberto Fico, presidente della Camera, ha spiegato che per l'elezione del Colle "si partirà dai senatori a vita" e "le votazioni saranno con blocchi da 50''. "I grandi elettori positivi non possono votare, come previsto dalla legge", ha sottolineato, aggiungendo che "in questo momento di emergenza sanitaria conclamata non dobbiamo dare messaggi sbagliati alla cittadinanza, fermo restando che ne discuteremo ancora''.

''Allo stato, alla Camera ci sono 29 deputati positivi con la curva in discesa. Non so quanti ce ne siamo al Senato, penso tra 6 e gli 8...'', ha detto Fico. E i non vaccinati? "Oggi, alla Camera - ha spiegato -, come in tutte le altre sede istituzionali, può entrare con il tampone. Quindi può venire a votare con il tampone".  "Ci teniamo - ha concluso il presidente della Camera - che al giuramento del nuovo capo dello Stato ci possano essere tutti i grandi elettori. E quindi saranno tutti tamponati con un tampone rapido di ultima generazione che faremo fare prima di entrare in Aula".

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La polemica sul "non voto" dei positivi

"Gli uffici della Camera dovrebbero pensare a 'misure tecno-sanitarie' che consentano ai parlamentari positivi al Covid o in quarantena di poter prendere parte all'elezione del Presidente della Repubblic, visto che il loro numero è tutto sommato limitato", è quanto sostiene il costituzionalista Giovanni Guzzetta, aggiungendo che, in questo modo, "l'interessato non ha possibilità di scelta, ancor più per i positivi asintomatici". E per questo, ha aggiunto, "la soluzione che si ventila in queste ore di rifiuto di altre soluzioni mi sembra in contraddizione con il principio di proporzionalità". Guzzetta ha chiesto quindi "una norma urgente che le Camere dovrebbero chiedere al Governo di emanare". 

Sulla stessa scia Mario Rosario Morelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, parla di "un vulnus alla democrazia". "Giuridicamente per la Camera - ha spiegato - non c'è nessun problema per consentire una modalità di voto di questo tipo, modificando il regolamento". E un altro presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, aggiunge che "il sistema di votazione, purché sia garantita la segretezza e la personalità del voto, non è prescritto da norme costituzionali, e quindi, ferme queste garanzie, le modalità di votazione possono essere diverse e qualsiasi metodo di votazione è buono". Per esempio, ha osservato Baldassare, si può "votare in un settore separato e non in aula, ma sempre all'interno della Camera, e non necessariamente online". 

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Da parte dei virologi, per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, "il parlamentare in quarantena perché positivo ma asintomatico e con tre dosi, in un momento di urgenza come il voto per il Quirinale, potrebbe votare. Basta andare in Aula con una mascherina Ffp2. E anche chi è un contatto di positivo, che ad oggi deve fare l'isolamento, dovrebbe avere la possibilità di votare". Per Andrea Crisanti, invece, si tratta di "misure simboliche, per far vedere all'opinione pubblica che anche in Parlamento prendono sul serio questa cosa". 

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Galli: "Grande elettori no vax pessimo esempio"

Per Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, invece, far votare i non vaccinati è dare un "pessimo esempio": "Io avrei messo un obbligo vaccinale assai prima per evitare questa ridicola situazione - ha dichiarato -. I massimi rappresentanti dello Stato dovrebbero essere nelle condizioni di dare esempi, possibilmente buoni e non cattivi. E quella parte di grandi elettori che non si è vaccinata ha dato un pessimo esempio''. ''Dopodiché - ha aggiunto - penso che l'esercizio del voto debba essere garantito il più possibile a tutti e che il tampone costituisca la prima mossa.''. In ogni caso, ''visto che in questo momento il problema della variante Omicron è sotto gli occhi di tutti, trovo opportuno che si prendano misure che limitino al massimo il rischio che le votazioni si trasformino in un focolaio di infezione". 

Il punto sullo scrutinio

Quanto alla modalità sulla lettura delle schede, dopo la polemica insorta in questi giorni sulle cosiddette 'schede segnate', il portavoce del Presidente della Camera dei deputati ha dichiarato: "Quanto pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica è scorretto e fuorviante. La decisione sulla lettura delle schede sarà adottata dal presidente Fico a garanzia della correttezza e del buon andamento dei lavori per l'elezione del Presidente della Repubblica. Questo è l'obiettivo che ha ispirato anche i predecessori. Non ha dunque nulla a che vedere con le singole personalità e qualunque speculazione politica sulle modalità di scrutinio è'in totale malafede". 

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