Quirinale, vertice Letta-Conte-Speranza. "Da noi niente nomi, parleremo col centrodestra"

Il segretario dem: "Aperti al confronto, nessuno può vantare un diritto di prelazione". Il leader pentastellato: "Ma via il nome di Berlusconi"

Roma, 19 gennaio 2022 - "Non c'è alcuna intesa sui nomi perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni". Così il segretario del Pd, Enrico Letta, al termine del vertice con Giuseppe Conte (M5s) e Roberto Speranza (LeU) sull'elezione al Quirinale. "Lavoreremo insieme per dare al paese una o un presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi - ha detto il leader dem -. Aperti al confronto, nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità".

"L'incontro è andato bene - ha detto Conte. Siamo pronti a un'azione forte, a un confronto anche ampio e condiviso. Ovviamente andranno rimosse dal tavolo candidature di parte come quella di Berlusconi". E anche lui ha ribadito: "Avrete sicuramente delle proposte più avanti quando avremo il confronto anche con le altre forze". Per i 5 Stelle, secondo quanto riferiscono fonti di primo piano, "in attesa delle mosse del centrodestra, è sempre più concreta l'idea di non presentarsi in aula alle prime tre votazioni per dare un segnale forte nel caso rimanga il nome di Berlusconi sul tavolo". Il Movimento - dicono le stesse fonti - spinge ancora per trovare un nome alternativo a quello di Mario Draghi, in modo da poter far rimanere il premier a Palazzo Chigi, nella consapevolezza della "difficoltà di proseguire in un quadro di maggioranza di governo che senza Draghi difficilmente potrebbe reggere". 

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I tre leader hanno quindi pubblicato un tweet congiunto: "Ottimo incontro. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità"

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Voto e Covid

Intanto due ordini del giorno di FI e Fd'I approvati dall'Aula della Camera al Dl Green pass quasi all'unanimità (349 sì, 4 no e 20 astenuti) prevedono che il governo dovrà "garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare al voto, in raccordo con le altre istituzioni, il Presidente della Camera dei deputati e il Presidente del Senato della Repubblica, rimuovendo ogni forma di impedimento, se del caso anche attraverso un intervento di carattere normativo".