Presidente della Repubblica: il fattore Ucraina e la spinta a fare presto

Pd e Iv invocano 'un profilo atlantista'

Un militare ucraino vicino Gorlivka (Ansa)

Un militare ucraino vicino Gorlivka (Ansa)

Roma, 25 gennaio 2022 - Il fattore “U”, come Ucraina e crisi con la Russia, piomba nella seconda giornata di voto - che dovrebbe segnare un’altra fumata nera - per la scelta del tredicesimo presidente della Repubblica con una perifrasi precisa: il profilo giusto, dicono Enrico Letta per i Dem e Matteo Renzi per Iv, è quello di un candidato “atlantista”, “europeista”, “senza ambiguità rispetto alla Russia”.

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Che, oltre al piano alto della geopolitica, ha una ricaduta più concreta nell’asse tra l’antico e l’attuale segretario del Pd - i fatti loro hanno lasciato intendere se li regoleranno ad emergenza e legislatura finita, nel 2023 - nello sbarrare la strada per il Colle all’ex ministro Franco Frattini, con un profilo, secondo Letta e Renzi, “non atlantista”, troppo vicino alle posizioni della Russia anche sulla vicenda dell’Ucraina. 

E quel nome non c'è nella terna che cala a metà pomeriggio il leader della Lega, Matteo Salvini. "Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio: è questa la nostra terna", annuncia il segretario.

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Poi c’è il voto, che si è aperto alle 15 e si concluderà a sera, vedendo ancora vincere le schede bianche. Ma dovrebbero essere meno di ieri. Azione-Più Europa hanno confermato che voteranno ancora Marta Cartabia (che ieri ha ottenuto 9 voti), ci saranno voti anche per l’ex giudice Paolo Maddalena (ieri in testa con 36 preferenze), con ogni probabilità anche per il presidente Sergio Mattarella (ieri erano 16) ed è poi annunciata la new entry di Luigi Manconi che sarà votato dai parlamentari di Sinistra Italiana ed Europa Verde. 

Ma resta l'urgenza dei fatti internazionali. “Spero che la presidenza decida per far votare due volte al giorno. Serve un’accelerazione. C’è una crisi pensantissima in  Ucraina, la crisi economica su energia e gas, regole assurde per i ragazzi di materne ed elementari a scuola per la dad, almeno il Parlamento abbia la consapevolezza di quello che si sta giocando. Il mio è un appello a fare presto, e fare bene”, mette in fila Renzi.

Mentre la stampa internazionale continua a considerare il premier al centro della scena.  “Mario Draghi sembra essere favorito a diventare il prossimo presidente della Repubblica in Italia. Ma è ragionevole mettere fine alla sua esperienza di governo dal momento che si è dimostrato all’altezza del gioco?”. Se lo chiede il quotidiano francese Le Monde in un editoriale dedicato alla corsa per il Quirinale.

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“Al Quirinale o a Palazzo Chigi, l’Italia e l’Europa hanno bisogno di Mario Draghi. Quindi la battaglia silenziosa che si sta svolgendo dietro le quinte a Roma è altrettanto importante per il futuro dell’Europa”, scrive il giornale. E torna in sottofondo l'inquieto scenario internazionale. “È ragionevole, quindi - prosegue il giornale - porre fine a questo esperimento di governo rischiando di indire elezioni anticipate, tenuto conto che la pandemia non è finita e le tensioni in Ucraina stanno facendo temere un nuovo periodo di turbolenza in Europa? Nulla è meno sicuro”. Le Monde cita le preoccupazioni di alcuni partiti per i quali “la soluzione ideale sarebbe che Mario Draghi rimanesse in carica fino alla fine della legislatura, all’inizio del 2023, o anche oltre”.  Conclusione: “Al Quirinale o a Palazzo Chigi, l’Italia e l’Europa hanno bisogno di Mario Draghi. Quindi la battaglia silenziosa che si sta svolgendo dietro le quinte a Roma è altrettanto importante per il futuro dell’Europa”. 

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