"Ma quante divisioni ha, questo Papa?!" diceva Stalin. Quante divisioni ha Berlusconi, su quanti voti può contare, in vista della corsa al Colle? Innanzitutto, va detto che i procacciatori di voti a cui il Cavaliere si sta affidando non appaiono dei più affidabili. Dopo le diverse uscite del deputato, e critico d’arte, Vittorio Sgarbi, che si è attaccato al telefono e che un giorno dice di "averne convinti venti, in pratica è fatta!" e il giorno dopo sospira di "averne procurati molto tre, ma la vedo dura", ora ci si mette anche Valter Lavitola. Elezione presidente della Repubblica, i nuovi scenari: Draghi al Quirinale, tecnici a casa L’ex editore e direttore de L’Avanti, ex socialista craxiano, ex berlusconiano, oggi ristoratore della Roma bene, sostiene, addirittura, che "Berlusconi ha già venti o trenta voti in più di quelli che gli servono". Lavitola giura di non stare procacciando voti, ma ammette di aver fatto "un po’ di cene, incontrato un po’ di parlamentari. Sto cercando di convincere una serie di soggetti esterni al Parlamento ad agire su alcuni Grandi elettori che possano capire i vantaggi di Berlusconi al Colle". Al netto delle “buone“ intenzioni di Lavitola (e di Sgarbi) bisogna fare un po’ di conti e di numeri. Il centrodestra conta su 451 Grandi elettori, con anche i gruppi minori come Coraggio Italia, assai scettici sul suo nome. Per arrivare al magic number di 505 (la maggioranza assoluta dei 1009 Grandi elettori) ne servono 54. Ma ne vanno aggiunti, come soglia di sicurezza, almeno altri venti perché una ventina di franchi tiratori, nel centrodestra (tra quelli di Coraggio Italia, forzisti anti-berlusconiani pronti a tradirlo, leghisti e meloniani che non lo voterebbero mai), è un numero fisiologico e considerato per difetto. Gli occhi dei berlusconiani sono puntati tutti, ovviamente, sul gruppo Misto. Alla ...
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