Mastella: "I segni sulle schede? Sempre fatti. Poi decidono le mogli dei peones"

L’ex ministro: le consorti spingono a scegliere il candidato che assicura poltrona (e stipendio) fino al 2023

Clemente Mastella (74 anni), sindaco di Benevento. È stato ministro della Giustizia

Clemente Mastella (74 anni), sindaco di Benevento. È stato ministro della Giustizia

"C’è un partito che può decidere le sorti delle votazioni: è quello delle mogli dei peones, ben più agguerrito di quello dei franchi tiratori". A una settimana esatta dall’inizio del "gran ballo del Quirinale", Clemente Mastella, sindaco di Benevento, non perde la sua causticità nell’osservare le mosse degli scacchisti all’opera.

Il centrodestra continua a dire: il nome tocca a noi. Pretesa legittima?

"Finora è stato così: chi aveva la maggioranza, anche relativa, aveva il diritto di proporre il candidato".

Il centrosinistra ribatte: Berlusconi è divisivo.

"Beh, lo erano anche Napolitano e Mattarella, nonostante la caratura dei personaggi. Una cosa è certa: il centrosinistra non può dire sempre no, altrimenti siamo alla crisi della Repubblica".

Il Cav è un candidato vero?

"Dipende da lui, dalla capacità che ha di raccogliere consensi fuori dal centrodestra. Finora si sono mossi alcuni suoi amici, ma avrebbero fatto meglio a tacere, gli hanno creato solo danni".

Anche lei ha parlato e consigliato a Berlusconi di "segnare" le schede per disinnescare franchi tiratori e traditori.

"Non ho consigliato nulla a Silvio, gli ho solo detto come farei io. E come si è sempre fatto".

Si è sempre fatto?

"Al Senato per eleggere Franco Marini alla presidenza di Palazzo Madama facemmo così. E lo abbiamo fatto anche in altre circostanze: cioè schede su cui ci fosse la riconoscibilità del gruppo politico. Ed è un criterio corretto perché io non identifico una persona, ma mi assicuro quanti sono i voti espressi da un gruppo".

Lei ha fatto anche di peggio, dica la verità: per l’elezione di Cossiga consigliò di distruggere le schede.

"Era una cosa diversa, quella fu una consultazione interna alla Dc. All’epoca salvai Cossiga dai franchi tiratori democristiani e salvaguardai il grande accordo fatto da De Mita e Natta".

I franchi tiratori hanno mai contato come oggi?

"No, perché ai franchi tiratori si aggiungono i tiratori liberi che sono quelli che sono usciti dai partiti. A essi si somma, come ho detto all’inizio, il partito delle mogli. È quello che consiglia al marito parlamentare di votare solo chi gli garantisce di stare altri 14 mesi in Parlamento".

Immaginiamo che Berlusconi faccia un passo indietro. Il centrodestra potrebbe puntare su un tris d’attacco con Moratti, Frattini e Tremonti?

"Il candidato che viene dopo Berlusconi ha più possibilità di farcela al quinto scrutinio".

Sempre nel centrodestra va pescato il nome?

"Sì, perché il centrosinistra si è paralizzato nell’alleanza con M5S e Sinistra senza coinvolgere i moderati di centro: Renzi, Toti, anche me per quello che conto".

Draghi è ancora in campo?

"Lo è ma a due condizioni: che Berlusconi si ritiri e che lo metta in campo il centrodestra".

Draghi al Quirinale e un governo politico di legislatura: ambo vincente?

"Un governo dei partiti è necessario. Se Amato diventa giudice costituzionale e Frattini è nominato presidente del Consiglio di Stato vuol dire che la classe politica non è peggio dei tecnici. Se si va avanti così in Italia finirà che va a votare il 20% perché prevarrà la convinzione che i politici non servono a nulla: tanto a governare ci va sempre un tecnico non votato da nessuno".

E se ci fosse uno stallo?

"Se Berlusconi fa un passo indietro, alla quinta votazione dovrebbe essere lo schieramento di centro ad avanzare una candidatura alle Camere".

Faccia un nome?

"Casini o un moderato come lui".

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