Martedì 23 Aprile 2024

Un calmante a Palazzo Chigi

L’assoluzione di Virginia Raggi, sindaco di Roma, è una buona notizia per lei, i suoi elettori e per i 5Stelle. Di Maio l’ha accolta con la solita sceneggiata condita con una raffica di minacce e insulti alla maggioranza dei giornalisti, per i quali il più elegante Di Battista ha messo la ciliegina sulla torta rispolverando per la categoria il mestiere più antico del mondo.

Buon segno, vuol dire che fare informazione ha senso e valore. Gli sfoghi, d’altra parte, normalmente nascondono debolezze e nervi poco saldi a fronte di situazioni difficili. Non è un mistero che da tempo le 5Stelle siano più appannate di quelle leghiste. Che l’amministrazione Raggi non goda, politicamente di buona salute anche all’interno del Movimento. Che a Torino ci sia stata una nuova marcia dei Quarantamila per contestare i no-tutto e il sindaco Chiara Appendino e che in piazza Castello, a chiedere la Tav, ci fossero anche i leghisti.

Il vicepremier (e giornalista) Matteo Salvini, ben attento a non contraddire l’alleato sull’importanza dell’informazione, ha reagito all’assoluzione della Raggi con ‘entusiasmo’: «La politica si fa con la politica – in sintesi – e non con la giustizia. La giunta Raggi sarà giudicata dagli elettori romani». Non esattamente un tripudio.

La politica, però, è anche quella andata in scena a Torino: la marcia dei Quarantamila del 1980 cambiò la storia delle relazioni Industriali in Italia, il volto del sindacato e quello dell’impresa. Quella di ieri per ora strappa la laconica promessa dell’Appendino di ascoltare le critiche. Come se potesse fare diversamente di fronte a trentamila persone che chiedono di far progredire un paese, cantano l’inno di Mameli, guastano la festa romana e al Maalox augurato da Di Maio ai rosiconi rispondono idealmente inviando un calmante a Palazzo Chigi.