Giovedì 25 Aprile 2024

Il successo di 'Tolo Tolo'. Checco Zalone, quando il genio è un cretinetti

Di due cose parlano gli italiani in questi giorni: dei biscotti alla Nutella, che vanno a ruba, e del film di Checco Zalone, che sta battendo tutti i record di incassi. Non certo delle beghe dei Cinque Stelle e in genere della politica, di cui francamente siamo tutti stufi, come ha certificato un sondaggio di Antonio Noto che abbiamo pubblicato un paio di settimane fa. Ed è per questo che oggi Noto lo abbiamo dirottato proprio sul film di Zalone. La notizia è che ci voleva un comico per far riflettere sul dramma dell’immigrazione in modo profondo ma senza ideologie, senza faziosità, senza livori.

Checco Zalone è un genio. Nasce come comico scemo, quello che sbaglia i congiuntivi e pure i sostantivi. Su Wikipedia è ancora classificato nel genere ’demenziale’. I suoi primi tre film facevano crepare dal ridere e hanno incassato decine di milioni. Ma proprio perché è un genio, Checco Zalone ha capito che far ridere a crepapelle, o a catinelle, è un’impresa che sul lungo periodo non può riuscire a nessuno. Così ha cambiato un po’ registro, ha fatto ’Quo vado’ che è un film che fa sorridere ma anche riflettere sul tema, tanto caro a noi italiani, del posto fisso; e ora ha fatto ’Tolo Tolo’, prendendosi gioco di tutti, della retorica dell’"aiutiamoli a casa loro" e di quella dell’"aiutiamoli ma solo a parole". Con un truffaldino spot pubblicitario – la celentanesca canzone ’Immigrato’ – ha fatto credere che il suo film in uscita fosse un film xenofobo, facendosi lodare dai sovranisti e indignando i seguaci del politicamente corretto. E invece il suo film ci fa vedere tutto dalla parte di questi poveri cristi costretti a fuggire da un inferno per andare a parare, se gli va bene, in un purgatorio. Ne esce malissimo sia "il fascista che è in me" (interpretato da Zalone medesimo) sia la gauche caviar personificata dal reporter francese che parla di solidarietà e cerca di portarsi a letto una profuga con venti euro. Zalone sbugiarda tutti ma non offende nessuno; è incatalogabile negli schemi destra-sinistra; fa sorridere ma non è superficiale.

Raccontano che un giorno Orio Vergani, dopo aver letto un dattiloscritto di Dino Buzzati, sollevò di peso il giovane collega (che al Corriere chiamavano ’cretinetti’) e lo portò nell’ufficio del direttore, che era Aldo Borelli. "Direttore!", gridò Vergani, "abbiamo un genio in redazione". "Un genio? E chi è?", domandò Borelli. "Cretinetti!", rispose Vergani. Ecco, nell’Italia di oggi, fra tanti intellettuali e aspiranti tali, abbiamo finalmente trovato un genio inaspettato: Checco Zalone.