Sabato 20 Aprile 2024

Terremoto e ricostruzione. Gli italiani ci sono, l'Italia no

Ieri, poche ore dopo la scossa che aveva fatto tremare il Mugello, a Pieve Torina, in provincia di Macerata, è stata posata la prima pietra per la ricostruzione del centro civico e della palestra. Ed è stata posata grazie alla generosità dei lettori di questo giornale e della Fondazione Francesca Rava, che tra Marche e Umbria ha già consegnato otto nuove scuole. Questa è la buona notizia. 

La cattiva è che ancora una volta la ricostruzione poggia sulle spalle, anzi sui cuori dei privati cittadini italiani: mentre lo Stato continua a brillare per la sua assenza, per non dire la sua latitanza.

È bastato, ieri mattina, fare un giro per Pieve Torina e scambiare due parole con il sindaco, Alessandro Gentilucci, per rendersi conto dell’abissale distanza fra i proclami che da Roma si fecero allora, a terra ancora tremante, e la realtà di oggi. A Pieve Torina (ma lo stesso discorso vale praticamente per tutti i comuni colpiti dal sisma del 2016) è andato distrutto il 93% degli edifici privati e il cento per cento di quelli pubblici. Neppure uno è stato ricostruito. C’erano, al momento del terremoto, millecinquecento residenti; oggi ce ne sono mille, e questi mille stanno tutti nelle "soluzioni abitative emergenziali", che vuol poi dire casette di legno o container. Gli altri cinquecento hanno preferito cambiare aria, temiamo per sempre.Quel poco che è stato fatto, "è stato fatto dai privati", mi dice il sindaco. 

"E lo Stato?", gli ho chiesto. 

"Fa solo procedure", mi ha risposto: che è un modo formale, perfino gentile, per dire che fa solo burocrazia. Perché questo sta avvenendo: il pubblico non solo non ricostruisce, ma - opponendo la propria famigerata macchina di cavilli e complicazioni - mette i bastoni fra le ruote a quei privati che si danno da fare per riavere le loro case. In Italia ci sono grandi uomini e grandi donne, come Mariavittoria Rava, che dal dolore per la morte della sorella Francesca (in un incidente stradale) ha saputo trarre un bene infinito per tanta gente che soffre. E come i nostri lettori, che ringraziamo infinitamente per il contributo che hanno dato alla ricostruzione. Ma il grande cuore degli italiani non può essere un comodo alibi per l’inerzia di chi li governa.