Segnali di speranza. Buone notizie. Stiamo uscendo da un incubo?

A Silvia Romano dedichiamo le prime due pagine del nostro giornale ed è questa una bellissima notizia dentro un’altra bellissima notizia. Perché è bello, magnifico (addirittura insperato) che questa straordinaria ragazza sia uscita da un incubo che durava da un anno e mezzo; ed è significativo che, per la prima volta da oltre due mesi, un giornale possa aprire il proprio sfoglio con qualcosa di diverso rispetto al Coronavirus. Cioè con qualcosa d’altro che s’imponga. 

Finisce l’incubo di Silvia e forse comincia a diradarsi anche l’incubo del virus maledetto. I dati diffusi ieri dalla Protezione Civile, il consueto bollettino voglio dire, sono i migliori da oltre due mesi. Calano i morti, crollano i ricoverati, i contagiati sono sempre meno e sempre meno gravi. Sono diversi giorni che su questo giornale ipotizziamo – ovviamente con il conforto di studiosi, insomma di gente che ne sa – che il virus abbia perso forza, che sia diventato meno aggressivo. Il Ministero, l’Istituto Superiore di Sanità e molti dei virologi in prima linea hanno sempre smentito questa ipotesi del virus mutato in meglio (per noi): e può darsi che l’abbiano fatto per un eccesso di prudenza, per evitare un clima da ‘liberi tutti’ che potrebbe farci ripiombare nel dramma. Se è così, se hanno un po’ mentito per prudenza, hanno fatto bene.

Già in questi primi giorni di semilibertà, infatti, abbiamo visto che c’è in giro troppa gente che non ha capito. Cioè: non ha capito che nonostante il drastico calo dei ricoveri dei contagi dei morti eccetera, non possiamo (almeno per un po’) riprendere a vivere come prima del 9 marzo, primo giorno di lockdown. Purtroppo quello che abbiamo visto sui Navigli a Milano e un po’ in tutti i centri cittadini, Bologna compresa, ci fa preoccupare. E così al comportamento degli italiani in questo primo weekend di respiro dedichiamo il secondo sfoglio del giornale.

La guerra continua e l’Italia resta fedele alla parola data: che in questo caso, fortunatamente, non è una sciagurata alleanza politica e militare, ma un duplice impegno. Per i cittadini, quello di usare la testa. Per lo Stato, quello di sostenere la ripresa economica in modo massiccio, anche con aiuti a fondi perduto; e quello di preparare un piano serio di prevenzione, con una medicina di base che possa funzionare, con test sierologici e tamponi. Viva il lockdown, perché è servito. Ma ce ne basta uno.