"Pene più dure per gli alunni violenti". Prof in rivolta: 50mila firme sul web

"Basta buonismo". Levata di scudi dopo le tante aggressioni in classe

Studenti in una foto d'archivio

Studenti in una foto d'archivio

Roma, 12 aprile 2018 -  A Palermo una maestra colpita con un pugno in faccia dal genitore di un alunno di cui aveva lamentato le troppe assenze. Anche a Treviso, a Foggia e a Siracusa insegnanti picchiati da genitori di alunni. Ad Alessandria una docente aggredita e maltrattata dai suoi alunni che poi hanno fatto anche un video dell’aggressione. Nel Casertano una professoressa accoltellata in classe da uno studente, pochi giorni fa un prof di Torino picchiato per aver punito un alunno. Tanti, troppi casi che hanno fatto riflettere sul ruolo del docente tanto che il gruppo Facebook.

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Professione insegnante ha proposto su Change.org, una petizione che possa portare all’istituzione di una legge "che tuteli l’insegnante aggredito e che ne ripristini il ruolo prestigioso che negli anni ha perduto nella società", un ruolo anche "di pubblico ufficiale". In pochi giorni la raccolta di firme on line ha raccolto oltre 51.770 firme.

Nella petizione all’attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella si chiede un cambio di rotta, ovvero una "legge che comporti delle sanzioni che siano da esempio educativo per le generazioni future» tutelando «il libero esercizio dell’insegnamento» e «prevenendo episodi» di violenza. Insomma servono sanzioni più severe per tutelare gli insegnanti da «bulli e genitori violenti".

«L’anno scorso – racconta un docente sul gruppo Fb – sono stato aggredito da un alunno. Non ho pianto, non ho avuto paura, anzi ho reagito facendo rispettare le leggi e il senso civico, oltre la mia dignità professionale. Ho subito convocato il Consiglio straordinario chiedendo la sospensione di quindici giorni tramite la presentazione di una relazione in merito. Il Consiglio di classe ha verbalizzato ed accettato la mia richiesta con voto di maggioranza. Il Consiglio d’Istituto ha avallato quanto richiesto. L’alunno è stato bocciato. In alcuni casi il buonismo e la pedagogia non pagano. Ci vuole la giusta punizione».

Sul tema i sindacati hanno posizioni prudenti. «Nella scuola non si deve fare repressione ma educazione – spiega il segretario della Uil scuola Pino Turi - già oggi l’aggressione a pubblico ufficiale è perseguibile addirittura con la galera». Secondo Turi, dunque, «l’idea di fare una legge per qualunque cosa è sbagliata come è sbagliato l’atteggiamento punitivo; l’antidoto alla violenza è la partecipazione e il coinvolgimento di famiglie e alunni. Io capisco che gli insegnanti si sentano soli e indifesi ma con l’emotività non si va da nessuna parte».

Concetto condiviso da Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil, per il quale «il punto non è inasprire le pene, il concetto può essere addirittura pericoloso, ma stabilire la certezza della punizione e soprattutto riaffermare il valore e il prestigio della scuola». Anche per Rino Di Meglio della Gilda non servono nuove leggi perchè «le leggi che ci sono non vengono applicate». Entro fine aprile o al massimo i primi di maggio i sindacati confederali della scuola organizzeranno una manifestazione – probabilmente una fiaccolata – davanti al Parlamento per richiamare l’attenzione sulle numerose aggressioni a docenti avvenute negli ultimi mesi. L’obiettivo dell’iniziativa è evidenziare la necessità che la scuola non sia lasciata sola, rilanciare il patto di solidarietà con la società, far ritrovare al mondo scolastico fiducia e partecipazione.

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