Giovedì 18 Aprile 2024

Elezioni e caso Gregoretti. I migliori alleati del leader leghista

I migliori alleati di Salvini sono coloro che cercano di impedirgli di parlare nelle piazze, o comunque che ne disturbano chiassosamente i comizi; sono coloro che vogliono mandarlo in carcere per una scelta effettuata da ministro, discutibile quanto si vuole ma condivisa da un intero governo, e in particolare da un partito che al governo, con un altro alleato, c’è tuttora; sono quelli che dicono che Salvini va cancellato, perché cancellare è anche peggio di uccidere, cancellare vuol dire far scomparire da tutto, anche dai pensieri; sono quelli che ritengono che non abbia neppure diritto a un caffè in un bar.

E' chiaro che, tutto questo, il leader della Lega lo può sfruttare a proprio vantaggio: può mostrarsi vittima di un clima di intolleranza. Quello che è meno chiaro è come una certa sinistra possa ancora pensare di vincere le elezioni in questo modo, con la demonizzazione dell’avversario. Non funziona, non ha mai funzionato. Non funzionò nemmeno nella Prima Repubblica, quando il metodo fu usato contro il pentapartito, perché è vero che la Dc e il Psi scomparirono, ma il loro posto non venne preso da chi li aveva dipinti come il male assoluto, bensì da Berlusconi. E allora, dopo il Cinghialone Craxi, arrivò il Cavaliere Nero: ma anche lì la demonizzazione dell’avversario non funzionò, ogni volta che veniva rinviato a giudizio Berlusconi guadagnava voti, perché fra i suoi avanzava il convincimento di essere accerchiati, e quando ci si sente accerchiati ci si compatta e si reagisce.

Da Salvini si può dissentire anche su tutto. Si possono organizzare manifestazioni civilissime come quella delle sardine di ieri a Bologna. Ma cercare di impedirgli di parlare è un fatto grave, l’opposto di quella democrazia di cui si vogliono difendere i principi. Si dirà che Salvini ha usato spesso toni molto aggressivi, ed è vero. Ma la Lega esiste da quasi quarant’anni, è in parlamento dal 1987, e mai un suo esponente si è reso protagonista di atti violenti. Per questo, il paragone con Almirante e il suo passato nella Repubblica Sociale è fuori luogo. Lo dico perché anche ad Almirante fu negato il servizio al bar: ma quelli erano anni di bombe, di morti sparati o accoltellati. Questi, per fortuna, no. Le campagne elettorali si vincono contrapponendo, ad idee che si ritengono sbagliate, altre idee che si ritengono più giuste e più forti. La democrazia è questa, non l’eliminazione dell’avversario.