Giovedì 18 Aprile 2024

Gli 'avvisi' ai politici. Di garanzia o di sfratto?

Non vorremmo stancare i lettori, ma non è colpa nostra se, per l’ennesima volta, un governo rischia di cadere perché un suo membro (il sottogretario Armando Siri) è indagato. Dunque, si ripropone l’eterno dilemma: un politico indagato si deve dimettere? Siccome Siri è della Lega, il M5s dice che sì, si deve dimettere. E siccome Siri è della Lega, la Lega dice che no, non si deve dimettere. 

L’altro ieri i Cinque Stelle, in una nota ufficiale, hanno espresso un concetto che fa rabbrividire qualsiasi giurista (non qualsiasi garantista: qualsiasi giurista): e cioè hanno scritto che «nessuno può nascondersi dietro la presunzione di innocenza di fronte all’ipotesi (testuale: ipotesi, ndr) di un reato di corruzione». Ieri Di Maio ha ribadito il concetto con poche ma efficaci parole: «Chi è indagato per corruzione lasci, il garantismo non è paraculismo» (testuale pure questo).

Ma, sempre ieri, è intervenuto sul caso-Siri anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale oltre a essere capo del governo è anche un giurista, e oltre a essere un giurista è anche una persona misurata e di buon senso. Dunque Conte ha cercato di spiegare perché – anche se non si è mai colpevoli fino a prova contraria – in certi casi le dimissioni possono essere doverose. «La presunzione di innocenza», ha detto in sintesi Conte, «è sacra, ma se l’indagato ha un ruolo pubblico, a volte è meglio che si difenda da privato cittadino, affinché non ci siano ombre sul suo operato. Non è un principio giuridico, ma è un principio etico».

È un ragionamento inappuntabile. O meglio sarebbe inappuntabile in un Paese normale: ma non in un’Italia dove da 25 anni non c’è praticamente governo, regione o comune che non veda i suoi amministratori raggiunti da raffiche di avvisi di garanzia per ipotesi di reato che nella stragrande maggioranza dei casi risultano poi infondate. Certo non si deve sempre aspettare la Cassazione: se la colpevolezza è subito evidente, è giusto pretendere le dimissioni. Ma se così non è, non è giusto (e neppure “etico”) pretendere che un avviso di garanzia diventi un avviso di sfratto.