
Claudio Ranieri, 73 anni, domenica sera durante Roma-Milan: sullo sfondo la coreografia a lui dedicata
È praticamente impossibile resistere alla tentazione di recuperare l’antico adagio: se ne vanno sempre i migliori. E insomma, Sir Claudio Ranieri si è congedato dalla sua Roma con modi da gran signore: proprio nella domenica di serie A in cui abbiamo perso il conto degli allenatori cacciati dagli arbitri per plateali intemperanze, ruvide proteste, clamorose contestazioni.
È giusto riconoscere, allora, che allo stiletto mister Ranieri ha sempre preferito lo stile. Non che mai si sia lamentato di un rigore o di una chiamata Var, per carità, è umano pure lui: eppure, nell’arco di una carriera lunghissima, il personaggio ha saputo privilegiare la signorilità, l’educazione, il buon senso. Mica poco.
Viviamo tempi in cui la volgarità tracima, nel calcio come in politica. Al dimenticato Galateo si sovrappone non di rado una violenza verbale incontrollata e incontrollabile. Sui social e nella realtà quotidiana. Per questo l’addio di Claudio Ranieri alla panchina è un dispiacere. Lui, che ama definirsi “The Normal One” in un ambiente, il calcio, che pullula di presunti “Special One”, beh, lascia un vuoto. Ps: e comunque ci provino Mourinho, Conte e Inzaghi a vincere la Premier League allenando il Leicester, eh.
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