Da Craxi a Salvini. A chi serve l'uomo nero

C'è una parte della politica e del giornalismo che sembra aver sempre bisogno di un mostro. Così Andreotti era Belzebù, Craxi il Cinghialone, Berlusconi il Cavaliere Nero, Renzi il Bullo. Adesso l’uomo nero è Salvini. Il rivale non è un politico da contrastare e da sconfiggere nelle urne, ma un demone, il Cattivo, il Pericoloso contro cui mobilitare le coscienze civili. Ma funziona, questo modo di opporsi a chi la pensa diversamente? Non credo. E faccio un esempio. Nelle ultime settimane della campagna elettorale, questo genere di attacchi contro Salvini si è innegabilmente intensificato. Alcuni gli hanno dato del fascista; altri del berlusconiano (insulto anche questo) per non aver cacciato suoi colleghi di partito raggiunti da avvisi di garanzia; e Di Maio, il suo principale sodale al governo, gli ha lanciato bordate un giorno sì e un altro pure. Ora, sarà un caso, ma prima di questi attacchi i sondaggi davano la Lega attorno al 28-29 per cento, in netta discesa rispetto a due mesi fa. Dopo questi attacchi, Salvini è tornato al 34 e passa per cento. Quanto a Di Maio, che prima della campagna contro Salvini era stimato attorno al 24 per cento, è precipitato al 17.  Dati che dovrebbero far riflettere sull’efficacia della demonizzazione dell’avversario, che in Italia è un vecchio film già visto. È un metodo che non funziona. Regolarmente, le urne premiano chi – attaccato con iperboli ed esagerazioni – passa per vittima: e allora il vade retro viene esteso anche al popolo, sempre bue quando non vota come si sarebbe voluto. La creazione dell’uomo nero serve per vendere qualche giornale in più: ma non per vincere le elezioni. Le quali si vincono sconfiggendo politicamente l’avversario, bello o brutto che sia. Chi vuole battere Salvini deve impugnare le armi della politica: che sono idee, proposte, esempi di buona amministrazione, e infine un’immersione nella vita reale degli elettori, i quali vanno innanzitutto ascoltati per comprenderne i desideri, le ragioni di malumori e sofferenze, le difficoltà nel tirare avanti. E per capire che sono meno fessi di quello che si pensa.