Giovedì 25 Aprile 2024

La finestra sui conti

Una finestra si chiude, una si apre. Dalla prima entravano refoli di ripresa. Dalla seconda spira il freddo che ha portato sotto zero il Pil del terzo trimestre. La prima finestra, dal 2014 a oggi, avrebbe consentito di consolidare i conti dello Stato. La seconda si apre su un panorama di possibile recessione. Sarebbe il tempo per una manovra espansiva, a potersela permettere. Ad aver sfruttato appieno la finestra della ripresa per procurarsi qualche briciola in più in caso di tempi avversi. Per il governo ora è più difficile far quadrare i conti della legge di bilancio e più stringenti diventano tempi e modi della trattativa tra Roma e Bruxelles. Non che altrove vada meglio, anche la locomotiva tedesca arranca e registra uno stop dei consumi inspiegabile, per esempio, per un paese che vanta la piena occupazione.  La possibile marcia indietro dell’economia ha ragioni globali e nazionali. Le prime non cambiano con un decreto, ma buone norme per amor di patria servirebbero a evitare che il peggio peggiori. Se fossero leggi davvero per la crescita (lo spiega bene Giorgio La Malfa). Se ci fossero più margini di trattativa politica con l’Europa per una manovra espansiva. Se non facessimo di tutto per isolarci. Se non avessimo oltre 2.300 miliardi di debito pubblico. A guardare più lontano – lusso che da tempo la politica non può permettersi – l’incrocio di due dati traccia il quadro della sfida più grande: gli italiani – secondo l’ultimo rapporto Istat sulla natalità – stanno rinunciando a mettere al mondo anche il primo figlio. I geriatri, in compenso, hanno stabilito che si diventa anziani dopo i 75 anni. Buona notizia per l’umanità, pessima per la spesa previdenziale. Un dramma in più per un Paese con l’ascensore sociale bloccato. E dire che Luigi Einaudi, nel messaggio in occasione del giuramento da Presidente della Repubblica, aveva ben sottolineato i due "principi solenni" della Costituzione: "Conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della libertà della persona umana contro l’onnipotenza dello Stato e la prepotenza privata, e garantire a tutti, qualunque siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza". Sono passati settant’anni.