Mercoledì 24 Aprile 2024

Le letterine dei bambini. Chiedono un gioco, vogliono noi

Ci sono due cose che mi hanno colpito - e che mi confortano, visto che a una certa età si diventa nostalgici - nelle letterine che i bambini scrivono a Babbo Natale, o a Gesù Bambino come si usava più frequentemente una volta. La prima è che sono, appunto, lettere: non mail, non whatsapp, non post sui social. Sì, ci saranno anche quelle robe lì, ma in un’era in cui nessuno scrive più una lettera a mano (anzi, un’era in cui nessuno è più capace neppure di scrivere a mano) si torna a prendere carta e penna, e a imbustare. Ritorna così anche la calligrafia, che tradisce l’animo del suo autore, ne svela le inclinazioni del cuore.

Ed è bellissimo, magnifico, che siano i bambini a riportarci questo forse dimenticato, ma insopprimibile patrimonio dell’umano. La seconda cosa che mi colpisce è il grandissimo ritorno, nelle richieste, dei giochi di società. Quelli vecchi e tradizionali: il Monopoli, il Risiko. E quelli nuovi: il Labirinto di Harry Potter, il mazzo di carte di Uno, Dobble, Speed Colors. Che cosa hanno in comune tutti questi giochi? Hanno che richiedono la presenza di esseri umani; che possono essere adulti o bambini, ma esseri umani: da guardare in faccia, da ascoltare, da toccare. Hanno in comune, in una parola, la compagnia: una compagnia reale, non virtuale. Quante volte abbiamo visto al ristorante coppie di genitori che per farsi i fatti propri piazzano davanti ai bambini un tablet o uno smartphone con un videogioco? Così i bambini non rompono, e poi non importa se nemmeno i genitori si guardano in faccia, e ciascuno digita sul proprio, di smartphone, magari perché è in corso il posticipo. E a casa? Quante volte abbiamo lasciato che i figli se ne stessero soli con la playstation? E prima ancora davanti ai cartoni animati? Poi ci lamentiamo se, adesso che hanno in mano di tutto, possono collegarsi anche dove sarebbe meglio non collegarsi. Chiedendo a Babbo Natale un mazzo di carte o Monopoli, i nostri bambini chiedono, più semplicemente, noi: la nostra attenzione, la nostra compagnia, il nostro tempo. E un’altra cosa bellissima, che so che sta tornando, è la lettura di un libro prima di addormentarsi, con la mamma o il papà che prima legge qualche pagina insieme. Sono discorsi - mi rendo conto - un po’ da vecchio rimbambito, ma qualcosa probabilmente sta cambiando, se i bambini riscoprono qualcosa di antico, forse di eterno.