Mercoledì 11 Giugno 2025
CARMINE PINTO
Editoriale e Commento

L’eterno ritorno dell’antisemitismo

L’odio contro gli ebre è antico. Non è certo conseguenza della guerra di Gaza o della politica di Netanyahu

Carmine Pinto

Carmine Pinto

L’antisemitismo è antico. Non è certo conseguenza della guerra di Gaza o della politica di Netanyahu. L’attentato di Washington ne è solo una conferma. Il termine fu inventato nel XIX secolo dal nazionalista tedesco Wilhelm Marr, proprio per spiegare e legittimare l’odio verso gli ebrei, ma era già un fenomeno plurisecolare. Sin dall’antichità e fino all’età moderna, gli ebrei sono stati oggetto di persecuzioni, violenze, espulsioni. In genere, chi ne era responsabile, dalla Spagna asburgica all’Oriente islamico, trovava sempre nella loro diversità la giustificazione o la motivazione per aggredirli o massacrarli, impadronirsi dei loro beni o legittimare posizioni ideologiche. Nel nostro secolo, il patrimonio di odi sociali e politici trovò spesso negli ebrei l’occasione per pogrom o stragi, dalla Russia fino alla penisola balcanica. Il nazionalsocialismo di Hitler elevò questo processo su scala industriale, recuperando ideologie antiliberali e razziste diffuse in paesi europei, giustificando così la sconfitta della Germania e individuando un nemico perfetto per le sue teorie. Lo sterminio nazista non restò certo isolato, visto che il suo rivale, il leader comunista Stalin, fece degli ebrei russi l’obiettivo di una delle sue ultime campagne di odio e di demonizzazione. L’antisemitismo è tornato ciclicamente, dalle persecuzioni in Iraq degli anni Cinquanta alle campagne sui social nei paesi occidentali contemporanei. Anche oggi gli ebrei sono un narcotico emozionale per folle di frustrati che hanno bisogno di un nemico immaginario; un terreno ideologico potenziale per chi deve giustificare politiche di regimi autoritari; una clava rancorosa per populismi di destra e sinistra che lo declinano in chiave antisraeliana. L’antisemitismo di oggi non ha nulla a che vedere con le libertà civili o con la tragedia di Gaza, né chi lo pratica ha interesse per le stragi russe in Ucraina o per il dramma umanitario causato dal regime venezuelano. Si tratta sempre e solo di uno strumento ideologico, utile per giustificare lotte di potere, ideologie aggressive, risentimenti individuali, ma privo di qualsiasi contenuto morale.