Giovedì 25 Aprile 2024

Le ferite non ancora chiuse

E' in Europa che può sgretolarsi l’immagine del suo governo e del nostro Paese. Meloni lo sa e per questo sceglie le pedine della sua squadra con un certo coraggio. Per questo le parole pronunciate ieri a Berlino dal segretario del Pd Enrico Letta sono state per lei un doppio schiaffo: non solo un attacco politico, ma soprattutto una minaccia reputazionale a livello europeo

Agnese Pini

Agnese Pini

Il tallone d’Achille di Giorgia Meloni si chiama Europa. È lì, è in Europa, che può sgretolarsi l’immagine del suo nascente governo e del nostro Paese. È inevitabilmente lì, in Europa, che le tensioni internazionali che ricadono su di noi - guerra, crisi energetica, crisi economica - possono essere risolte o al contrario esacerbate. Con tutte le conseguenze del caso. Meloni lo sa, e sotto questa spada di Damocle evidentemente si muove e sceglie le pedine della sua squadra. Mostrando coerenza politica e anche un certo coraggio, come nei numerosi “no” alle richieste per nomine e dicasteri avanzate dai suoi principali alleati: Salvini e soprattutto Berlusconi.

Per questo le parole pronunciate ieri a Berlino dal segretario del Pd Enrico Letta sono state per lei un doppio schiaffo: non solo un attacco politico, ma soprattutto una minaccia reputazionale in un contesto, quello dell’Unione, in cui tanto i media quanto le istituzioni guardano al nostro Paese e alla nuova maggioranza con palpabile diffidenza.

Ha detto il leader Dem, invitato al congresso dei socialisti europei: "Chi ha vinto, invece di riappacificare il Paese, lo sta dividendo". Il riferimento è alla scelta dei due neo eletti presidenti delle Camere: La Russa e Fontana. L’affondo tocca il tasto più dolente per Meloni: e cioè la difficoltà nel tenere insieme un profilo rassicurante per mercati e partner internazionali e le diverse anime con cui Fratelli d’Italia e alleati devono fare i conti all’interno dei loro stessi partiti. Dalla guerra all’Unione, dalle politiche economiche a quelle legate ai diritti civili.

Ora: lo scontro di ieri tra Letta e Meloni sarebbe ascrivibile alle normali baruffe politiche, non fosse che, nelle stesse ore, sono comparse a Roma scritte e striscioni contro La Russa. Tra stelle a cinque punte e rimandi alle pagine più oscure del nostro passato. Con l’effetto inevitabile di una bomba lanciata sulle polemiche, e con la sensazione che le ferite mai chiuse dell’Italia pesino ancora come macigni in grado di travolgere politica, opinione pubblica, istituzioni. E soprattutto il rispetto per la nostra storia.