La voglia matta che oggi non abbiamo più

Catherine Spaak e gli anni del boom

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Anche la scomparsa di un’attrice, e per giunta non una delle più celebrate, può indurci a pensare a come eravamo e a come siamo oggi. Catherine Spaak, morta a Pasqua a 77 anni, ha fatto tante cose nella vita – molti film, quattro matrimoni e due figli, un programma di successo alla Rai nel quale ha fatto tanto per i diritti delle donne – ma è ricordata soprattutto per due pellicole dei primi anni Sessanta che ancor oggi ci dicono molto sulla nostra storia: La voglia matta, con Tognazzi, e Il sorpasso, con Gassman. Catherine Spaak era giovanissima – addirittura minorenne – e bellissima. E bellissima restò anche quando commise l’imperdonabile errore di aggiustarsi un suo dente scheggiato.

Errore imperdonabile perché certi difetti non sono difetti ma caratteristiche che fanno, di una bellezza, una bellezza unica. Ma non divaghiamo. Catherine Spaak, in quei due film, interpretava l’esplosiva voglia di vivere e di libertà delle ragazze del suo tempo, uscite compresse da una lunga stagione di formalismi, di bigottismi e di sottomissione. La spavalderia della ragazzina Catherine con Tognazzi e Gassman era il segnale di costumi che stavano cambiando. Ma fu anche la prova che il cinema – così come la letteratura, e l’arte in genere – corre più veloce della società: in un certo senso, la precede. Sugli schermi l’attrice Catherine Spaak incarnava infatti nuovi diritti delle donne che l’Italia ancora non riconosceva. Ma nella vita la giovane mamma Catherine Spaak si vide sottrarre da un giudice la propria figlia perché considerata "di dubbia moralità" per il solo fatto di essere attrice. E ancora negli anni Settanta il marito Johnny Dorelli le disse che, in una coppia di attori, era opportuno che a calcare le scene fosse uno solo: l’uomo. Questa era l’Italia di allora.

Ma eravamo anche, appunto, l’Italia della voglia matta di vivere, di rinascere dopo la tragedia della guerra e la miseria del dopoguerra. Quei due film trasmettevano la potenza del desiderio di essere felici e perché no di divertirsi pazzamente dopo tanto tempo passato a capo chino. Era l’Italia degli anni del boom, che usciva dalla povertà e che guardava al futuro con una fiducia, un ottimismo che non avrebbe mai più riavuto. Quel fermento produsse talenti infiniti, Gassman e Tognazzi appunto, ma anche Sordi e Mastroianni, e il varietà con Walter Chiari e Vianello, e la musica leggera con Mina, Caterina Caselli, la Vanoni e Lucio Battisti e poi mi fermo altrimenti non si finisce più.

Se chiudiamo gli occhi e pensiamo a Catherine Spaak, rivediamo l’Italia della crescita, l’Italia spensierata che non siamo più stati capaci di replicare, pessimisti e depressi come purtroppo ormai siamo diventati.