Martedì 16 Aprile 2024

Cambiare tutto senza stravolgere

La sfida difficile del nuovo Pd

Agnese Pini

Agnese Pini

Non basta il cuore né la freschezza, non basta neppure l’effetto novità (che comunque: buttali via). Rinnovare un partito senza snaturarlo significa innanzitutto non tradirne le premesse e i valori fondanti. Il primo, che sancì nel 2007 la nascita del Pd: tenere insieme le due grandi anime della sinistra italiana, quelle che oggi chiamiamo riformista e progressista. Per riuscirci Elly Schlein non potrà basarsi solo sul messaggio tanto semplice quanto insidioso che l’ha consacrata a una vittoria inattesa e dirompente: "Cambiamo tutto".

Un messaggio insidioso, sì. Perché il rischio adesso è che cambiando troppo si perdano pezzi. E la vivacità movimentista che in campagna elettorale ha risvegliato giovani, donne, delusi e disillusi dai Dem, sarà necessaria ma tutt’altro che sufficiente per tenere le redini di un partito cannibalizzato dalle correnti, che hanno sacrificato già tanti segretari sull’altare delle congiure di palazzo. Dopo la vocazione maggioritaria di veltroniana memoria, dopo i rottamatori e dopo i giallorossi, dopo i campi larghi e le mezze intese, Elly Schlein si propone in chiave radicale: una sinistra per la sinistra che riparte da se stessa e non accetta compromessi. Ma questo obiettivo non può cozzare con l’ambizione di un grande partito popolare e, dunque, inclusivo. Perché sia tale, Schlein non potrà limitarsi ai diritti, al femminismo, all’ecologismo. Dovrà costruire un perimetro solido e condiviso (di nuovo: inclusivo) che faccia perno su economia e lavoro. E può farlo solo tenendo conto di quel percorso di modernità con cui i suoi predecessori hanno ampliato la visione politica della cosiddetta "vecchia sinistra".

È questa la sfida più difficile per la nuova segretaria: la prima segretaria donna, la prima a vincere contro i maggiorenti del partito, la prima a ribaltare il voto dei circoli. Ha già fatto un’impresa storica, ma la parte più difficile non è neppure cominciata.