La democrazia alla prova della guerra

A un anno dall'inizio del conflitto due cose colpiscono: l’incredibile resistenza dell’Ucraina e la inaspettata tenuta della coalizione occidentale

Guerra in Ucraina: una bambina saluta il padre prima di essere evacuata (Ansa)

Guerra in Ucraina: una bambina saluta il padre prima di essere evacuata (Ansa)

A un anno dall’inizio della guerra, due accadimenti sorprendono più di ogni altro: l’incredibile resistenza dell’Ucraina e la inaspettata tenuta della coalizione occidentale. Il merito del primo accadimento va tutto alla tenacia di un popolo aggredito e mai sopraffatto. Va anche al suo leader, che di sicuro ha tanti difetti ma che ha saputo mobilitare il mondo.

Sul secondo accadimento nessuno, un anno fa, avrebbe scommesso un euro. A cominciare da Putin, che contava sulla debolezza delle democrazie occidentali per farla franca e portarsi a casa il malloppo. È andata diversamente. L’Occidente era (ed è) diviso ma alla fine ha pensato che era meglio pagare lo scotto di un’inflazione galoppante, di materie prime introvabili, di bollette alle stelle, di stipendi più bassi e di una nuova crisi economica piuttosto che abbandonare Kiev. Era meglio difendere i propri valori (e i propri confini) che girare la testa dall’altra parte.

Sorprende, soprattutto, che la coalizione abbia tenuto botta tutto questo tempo. Si diceva: passata la fase emotiva, lo slancio generoso che spinge a correre in aiuto del più debole, l’opinione pubblica si stancherà e con essa i governi che dipendono dai suoi favori. In parte è stato così. Una fetta di opinione pubblica si è stancata, le voci di dissenso sono tante e autorevoli, le loro ragioni talvolta fondate. Eppure i governi ancora ieri a Monaco hanno rinnovato la linea: sostegno all’Ucraina fino a quando non sarà l’Ucraina stessa a dire che la guerra è finita. E in fondo sta qui la vittoria di un sistema, la democrazia, che agli occhi degli autocrati appare debole ma che debole non è. Perché in una democrazia sana – cioè non malata di populismo – il popolo governa tramite i suoi rappresentanti liberamente eletti. Ed essi, forti del mandato popolare, sono liberi, se necessario, di prendere decisioni impopolari.