Venerdì 19 Aprile 2024

Incidenti stradali, il nostro appello. Il premier vada sui luoghi delle stragi

Un pedone ucciso ogni 14 ore, 3.325 vittime in tutto all’anno: pochi controlli, sanzioni blande e non applicate

Emergenza stragi nelle strade

Emergenza stragi nelle strade

Che cosa farebbero i membri del governo se in Italia un’organizzazione terroristica ammazzasse, da tre o quattro giorni, un cittadino ogni 14 ore? Si precipiterebbero sui luoghi degli eccidi, si riunirebbero in un consiglio dei ministri straordinario, varerebbero misure speciali. Ebbene: in Italia c’è un pedone ucciso in incidenti stradali ogni 14 ore non da tre o quattro giorni, ma dall’inizio dell’anno. I pedoni vittime di investimenti sono stati 612 nel solo 2018. Considerando anche i morti in bici o in motorino, gli “utenti vulnerabili“ ammazzati nel 2018 sono 1.621 (su un totale di 3.325 vittime di incidenti stradali). Ma di questa strage la politica si disinteressa.

Ovvio che la nostra è una provocazione: una cosa è il terrorismo, un’altra sono gli incidenti stradali. Ma i morti sono morti. E l’assenza della politica nella tragedia che si consuma ogni giorno sulle strade - al sabato sera, in particolare, è una strage di giovani - è imperdonabile. Partiamo da quanto successo la notte fra sabato e domenica a Roma, dove due ragazze di sedici anni sono state falciate in corso Francia mentre attraversavano la strada. È vero che sono state imprudenti. Ma l’investitore - un ragazzo di vent’anni - aveva un tasso alcolemico di 1,4, che significa il triplo di quanto consentito a un guidatore esperto (lui, essendo neopatentato, avrebbe dovuto avere zero); ed è risultato positivo anche al test antidroga.

Ebbene, direte, che cosa c’entra la politica, lo Stato? C’entra, perché questo ragazzo era già stato fermato per un controllo nei mesi scorsi ed era stato trovato in possesso di hashish. La patente gli era stata dunque sospesa. Ma poi, in breve tempo restituita. Sarà sicuramente stato un provvedimento legale, ma è proprio qui che salta all’occhio qualcosa che non va. Si dà il Daspo a vita a chi urla buuu allo stadio, e certo il razzismo è una piaga che va punita in maniera esemplare: ma perché sospendere per soli pochi mesi la patente a chi risulta positivo al narcotest? C’è uno squilibrio evidente. La latitanza dello Stato, e quindi dalla politica, sulle stragi stradali è evidenziata da molti altri fattori.

La legge sull’omicidio stradale è farraginosa, basta un concorso di colpe per evitare il carcere a chi ha ucciso; droga e alcol sono sanzionati molto, molto blandamente; la polizia stradale è ridotta all’osso e i controlli sono sempre meno capillari; le strade, poi, sono abbandonate a se stesse, pensate che per rimettere a posto le buche ci vorrebbero 42 miliardi di euro, tanto è di vecchia data l’incuria. Abbiamo visto in questi anni premier e ministri scannarsi su beghe di correnti di partito e presenziare a eventi di ogni genere: è ora che qualcuno cominci anche ad andare sulle strade e lavori per prevenire e per legiferare sanzioni davvero deterrenti. Se non interessano loro le vite umane, pensino che i costi sociali di queste stragi ammontano all’1 per cento del Pil. Ecco, forse parlando di soldi qualcuno si sveglierà.