Venerdì 18 Aprile 2025
Raffaele Marmo
Editoriale e Commento

Il viaggio Usa e chi vuol essere contrario a priori

Il provincialismo della classe politica italiana, in questo caso di opposizione, è un vizio impossibile da sradicare. Tra minimizzazione e sconfessione, la faziosità politica finisce per far perdere di vista l'interesse generale

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Ansa)

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Ansa)

Il provincialismo della classe politica italiana, in questo caso di opposizione (ma a parti rovesciate il discorso vale anche al contrario), è davvero un vizio impossibile da sradicare. L’ultimo esempio di questa tendenza autoctona anti-italiana a farsi male da soli è quello del viaggio di Giorgia Meloni da Donald Trump.

Ebbene, non appena si è avuta la conferma della visita della premier negli Stati Uniti, è scattata, da parte dell’opposizione, un’operazione di minimizzazione sarcastica (nella versione più soft), di delegittimazione e screditamento (in quella più becera), rispetto all’operazione. Fino alla sconfessione pregiudiziale e a prescindere dai contenuti, dai risultati, dal merito dell’incontro.

Senza che neanche la "benedizione" di Ursula von der Leyen e della Commissione di Bruxelles facesse premio sulle polemiche. Ora, non sappiamo quale sarà l’esito del summit alla Casa Bianca, ma è del tutto evidente che, nell’interesse dell’Europa e dell’Italia, non certo o non solo di Giorgia Meloni, è vitale riuscire a avere un’interlocuzione diretta con l’uomo da cui, in questo momento, dipende il deflagrare di una guerra commerciale senza precedenti o la possibilità di una resipiscenza per il bene del mondo. Ma se questo è, e questo è, a meno di non voler fare a pugni con la realtà, possibile mai che ci si debba dividere e si debba imbastire una querelle insulsa sulla visita della Meloni a Washington? Vogliamo andare oltre il cortile di casa oppure vogliamo emettere un bando nei confronti di chiunque dovesse incontrare Trump oggi e in futuro? Perché, alla fine, la faziosità politica finisce per far perdere di vista quello che è l’interesse generale e produce cedimenti rovinosi alla propaganda delle tifoserie di parte e di partito anche laddove, come in questo caso, la posta in gioco è davvero radicalmente decisiva. Ma, in fondo, non è una nostra scoperta perché, per dirla con il Manzoni, "il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune".