La maglia azzurra

Paolo Savona (Ansa)

Paolo Savona (Ansa)

Il miglior consiglio a Salvini e Di Maio finisce per essere quello del ministro all’Economia uscente, Pier Carlo Padoan: con l’Ue si tratta, con i mercati no. La prima ha reazioni lente e reputazione discutibile, i secondi hanno tempi di reazioni immediati a ogni spiffero che possa scuotere la stabilità finanziaria della zona euro. Può non piacere, ma è la realtà. Non tenerne conto è come giocare con il fuoco.

Cambiare l’Unione europea, invece, è una necessità. Lo sostengono in tanti, da sinistra a destra, non solo Paolo Savona, l’economista sulla cui nomina a ministro dell’Economia si sta avvitando la crisi istituzionale tra Quirinale e forze politiche, Lega in testa. Tanto da dare corpo al gossip di chi legge l’impuntatura su Savona come una strategia per far saltare il tavolo. Savona ha una storia che va rispettata ed è legittimo il dubbio che a dar fastidio sia soprattutto il suo essere anti Merkel. Non c’è da stupirsi, visto il martellante attacco all’Italia partito sui media tedeschi. Basti pensare a quel “Gli scrocconi di Roma” pubblicato dallo Spiegel e che ha indotto, giustamente, l’ambasciatore italiano a Berlino, Pietro Benassi a protestare.

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“La dialettica politica – ha detto l’ambasciatore – appartiene alla libertà di stampa e al discorso democratico. Ciò che lascia un retrogusto pessimo è il modo in cui questa critica è indirizzata ad un intero popolo”. Protesta che si può legittimamente supporre essere a conoscenza del Colle. Attenzione, però, oltre agli insulti c’è di più. C’è la critica, l’attacco, a Mario Draghi e a quel Quantitative Easing che si avvia alla chiusura ma che, per ora, resta operativo ed efficace nel temperare lo spread tra Btp e Bund. Il mandato di Draghi scade nel 2019, anno nel quale ci saranno anche le elezioni europee dalle quali scaturiranno la nomina di un nuovo parlamento e la formazione di una nuova commissione che, a novembre, chiuderà l’era Juncker. Appuntamenti che porteranno alla riassegnazione delle poltrone che contano: quelle dei commissari economici, per esempio.

Sono partite che l’Italia dovrà giocarsi con la Merkel e con Macron. Savona o non Savona, insomma, meglio che in campo ci siano giocatori consapevoli della maglia azzurra che indossano. In fondo se neppure Kohl voleva un’Europa alla tedesca, figuriamoci noi.