Giovedì 25 Aprile 2024

Genova, l'unità di un Paese

Il presidente Mattarella ai funerali di Stato delle vittime di Genova (Ansa)

Il presidente Mattarella ai funerali di Stato delle vittime di Genova (Ansa)

Lo Stato ha il volto fiero, stanco e commosso dei vigili del fuoco che sfilano davanti alle bare delle vittime del ponte Morandi a Genova. Li accompagna un applauso d’amore e riconoscenza. Hanno scavato per giorni, senza risparmio. Ora stringono mani, toccano le bare. Consolano padri, madri, fratelli, amici. Sono i vigili del fuoco, come le forze dell’ordine, i medici, gli infermieri, ma anche i genovesi e gli italiani che sono accorsi a donare il sangue, l’Italia migliore. Il Paese dal cuore grande, che consente di sperare e trovare sempre la forza per rialzarsi e ripartire. Lo Stato ha le parole del presidente Sergio Mattarella di fronte alla «tragedia inaccettabile». «Vi sono tre impegni che vanno adesso onorati: quello di vicinanza ai familiari di chi ha perso la vita, ai feriti e alle famiglie che hanno dovuto lasciare le abitazioni in pericolo. L’impegno di un accertamento rigoroso e sollecito delle responsabilita: Il dovere di assicurare la sicurezza delle strade e dei trasporti. Sono impegni dell’Italia per Genova e anche per l’intero Paese». Parole chiare, quelle giuste nel giorno del lutto e del dolore.

Quelle che servono per chiamare all’unità e al sostegno di uno Stato che troppo spesso, di fronte a eventi fatali e incomprensibili, è costretto a fare i conti con le proprie fragilità strutturali. Sono impegni, quelli chiesti dal Capo dello Stato, da accogliere e da ricordare anche quando il tempo del dolore e delle emozioni sarà più lontano da questi giorni terribili. L’applauso al Presidente e al governo significano che il Paese è unito e che aspetta risposte e responsabilita. Ed è con lo stesso spirito, con l’intenzione di contribuire a costruire un’Italia più solida, senza inutili allarmismi, che vogliamo raccontare l’Italia dei ponti e dell’asfalto che la cronaca ci ricorda, più spesso di quanto vorremmo, essere spesso un nervo scoperto. La domanda, in fondo, è una sola: dove passano le nostre vite, quelle dei nostri cari, quando si spostano sulle strade d’Italia? Non smetteremo mai di chiedere risposte.  Il dolore di Genova è una smisurata preghiera: non accada mai più.