Giovedì 18 Aprile 2024

Tempo e fantasia

I 5 stelle hanno vinto le elezioni, il centrodestra a trazione leghista è arrivato primo e il Pd si ritrova, almeno teoricamente, a essere l’unica area consistente nella quale i due vincitori potrebbero sperare di trovare qualche riserva della Repubblica. Matteo Salvini, numeri alla mano, chiede l’incarico ed è il leader che ha i numeri migliori rispetto ai 5 Stelle. Il perimetro del suo governo, assicura, rimane quello del centrodestra, il rispetto dei patti con gli alleati e del programma presentato agli elettori. E ha sgomberato il campo, se le parole hanno un senso, dall’unica ipotesi numericamente sensata ma politicamente dirompente: l’asse con i 5 Stelle. Dove cercherà, Salvini, i voti che gli mancano? Luigi Di Maio chiede l’incarico e ribadisce di essere aperto a tutti coloro i quali sono disposti a condividere il programma. Incassa un’apertura da parte di Leu, partito troppo piccolo per cambiare la partita. Dove troverà i voti che mancano per governare? Dalle urne è uscita, per quanto malconcia, una terza area di una certa consistenza e un partito un po’ piccolo: il Pd di Renzi e ciò che resta del centrosinistra. Pd che si ritrova a leccarsi le ferite e con il paradosso di un segretario che si dimetterà dopo il congresso, e stabilisce, di conseguenza, che gestirà lui la crisi blindando il partito all’opposizione. Parole di Renzi. Siamo davanti, insomma, a tre boccette di liquidi che, a oggi, non hanno nessuna intenzione di mischiarsi tra loro e a un’Italia spaccata in due. Con il Nord, locomotiva d’Italia, che si affida al centrodestra, il Sud ai 5 Stelle e pezzi delle ex regioni rosse che premiano entrambi e tirano sberle ai democratici. L’alchimia di una maggioranza è nelle mani di Sergio Mattarella, ma è stato lo stesso presidente della Repubblica, prima del voto, ad avvertire di non disporre della bacchetta magica. Richiamando i partiti alle loro responsabilità. A tutti servirà tempo e molta fantasia per uscire dall’impasse, fosse pure per un governo di scopo o del presidente. La prima partita durante la quale i contendenti potranno studiarsi sarà l’elezione dei presidenti del Senato e della Camera. Fino ad allora non si potrà che attendere. Lo stanno facendo anche i mercati. Non è detto sia per sempre. 

@ilgipa