Martedì 23 Aprile 2024

Carità cristiana? L'elemosina in bolletta

Un cardinale di Santa Romana Chiesa si è calato in una centralina elettrica per riattivare l’energia in uno stabile occupato abusivamente dal 2013. Pare che il conto – non saldato: per questo erano stati messi i sigilli al contatore – fosse intorno ai 300mila euro. Il cardinale in questione è anche l’elemosiniere di Papa Francesco, la cui Chiesa ci ha abituati a gesti di rottura.

E Dio sa quanto ne avessimo tutti bisogno, di gesti di rottura. La Chiesa in pompa magna avrà avuto forse un senso una volta; ma non può né potrebbe averlo oggi. La Chiesa cortigiana del potere non ha mai dato una bella testimonianza di sé; mentre quella perseguitata dal potere ha prodotto santi e conversioni (pensate a quanti ne ha avuti, di santi, la Chiesa pre Rivoluzione Francese; e quanti ne ha avuti dopo). Bergoglio ha un suo stile che è piaciuto, e che è provvidenziale. Quando, nel 2013, seguii come giornalista il conclave, lo vidi entrare in Vaticano a piedi, con una borsa del supermercato in mano, mentre tanti suoi ‘colleghi’ entravano in limousine con corredo di autista, ori e argenti. Ben venga, quindi, una Chiesa meno attenta allo sfarzo e più ai poveri.

Detto questo, non vorremmo però che per imitare Francesco si passasse a volte dalla testimonianza sincera alla demagogia. Il cardinale che ha riattaccato il contatore sigillato pare abbia detto di aver disobbedito alla legge degli uomini ma obbedito a quella di Dio. Ora, non risulta che l’Onnipotente abbia mai autorizzato l’occupazione abusiva di una casa; né di far pagare 300mila euro di energia alla collettività. Se c’erano bambini al freddo e al buio, in quella casa, la responsabilità non è di chi ha staccato il contatore, ma di chi non ha mai pensato di pagare, in nome di chissà quale diritto. Gesù non ha chiesto ai poveri di fare la rivoluzione, ma ai ricchi di cambiare il cuore: è molto diverso.

Ecco perché ci permettiamo sommessamente di osservare, a Sua Eminenza, che forse l’elemosina è meglio farla con il proprio portafoglio, non con quello degli altri. E di segnalare il rischio di confondere la meravigliosa testimonianza di papa Francesco con la ricerca del pericolosissimo (lo dice il Vangelo) applauso del mondo.