Chi usa la droga. Avvelena anche te

Molti anni fa il ministero stabilì un premio per i medici che convincevano i propri pazienti a smettere di fumare. Ricordo che durante la riunione di redazione un collega noto per incenerire un paio di pacchetti di Marlboro al giorno protestò: "Ma perché premiare chi fa smettere di fumare e non chi fa smettere di drogarsi?". "Ma è semplice", risposero tutti: "Perché tu, fumando, avveleni anche chi non fuma. Chi si droga, invece, fa male solo a stesso".

Sembra una barzelletta ma questa è invece la mentalità dominante, e da un pezzo, sul tema. E cioè: il fumo passivo lo respira anche chi non si è mai acceso una sigaretta, mentre chi si buca, o sniffa, o ingurgita pillole diaboliche, non intossica altri che non se stesso. E siccome ciascuno è libero di fare ciò che vuole a patto di non danneggiare il prossimo, ecco perché è giusto punire o almeno scoraggiare chi fuma le sigarette e lasciare invece libero chi vuol far di sé ciò che gli pare.

Questo è purtroppo il ragionamento che ci ha portati a una campagna martellante contro sigarette, sigari e pipe e al contemporaneo silenzio sui pericoli di tutte le droghe. Ma è un ‘ragionamento’? In realtà, di ragione ce n’è poca. E lo spiegò bene, in quella riunione di redazione, il collega fumatore di cui vi parlavo. Lo spiegò dicendo così: "Ma siete sicuri che chi si droga non danneggi anche gli altri? Pensate intanto alla sofferenza dei familiari; poi, al costo sociale - che è a carico della collettività - per le cure sanitarie che inevitabilmente prima o poi si impongono; poi pensate a quanti furti, scippi e rapine si fanno per procurarsi il denaro per comprare la droga; e poi ancora ai pericoli provocati da chi, ad esempio, guida dopo essersi ‘fatto’. Ecco perché chi si droga avvelena anche te". E quindi digli di smettere, come si concludeva lo slogan inventato per i fumatori di sigarette.

Credo che non ci sia nulla da aggiungere al ragionamento (questo sì, ragionamento) di quel mio vecchio ex collega. Se non una precisazione: chi si droga avvelena anche noi, ma non va considerato come un nemico da punire, bensì come una persona da aiutare. Lo spiega bene, nella pagina a fianco, Chiara Di Clemente.