Sarà anche un'ammucchiata ma ci voleva

Mario Draghi si avvia verso Palazzo Chigi fra due ali festanti di folla e il consenso è così unanime, così bulgaro, così nordcoreano che verrebbe voglia di accodarsi ai pochi bastiancontrari rimasti, i quali eccepiscono, dubitano, storcono il naso e cercano il pelo nell’uovo osservando che Pd e Lega non possono andare d’accordo, che i partiti prima o poi finiranno per litigare, che è un ammucchiata eccetera eccetera. Ma a volte è più originale stare con la maggioranza che con i dissenzienti: e questa è una di quelle volte. Vediamo perché. La prima obiezione, cioè quella sull’incoerenza di partiti come Pd e Lega che si alleano, può essere compresa. Ma è sbagliata.

Anzi è quasi fastidioso sentir condannare un’intesa fra Pd e Lega (ma in generale fra tutti i partiti) dopo che per un anno non si è fatto altro che rimproverare ai partiti stessi di essere divisi in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo. "Ci vuole un governo di unità nazionale!", dicevan tutti. E ora che il governo di unità nazionale lo fanno, non si capisce il motivo per cui si dovrebbe storcere il naso. È poi vero, verissimo che nessun governo può essere tecnico, e che le scelte sono inevitabilmente anche e soprattutto politiche. Ma che cos’è la politica se non il mediare, il cercare un punto di sintesi? Chi eccepisce dimentica che questo è un momento eccezionale per almeno tre motivi: a) dalle ultime elezioni non è uscita una maggioranza chiara, tanto che il partito con più parlamentari – il Movimento Cinque Stelle – per governare ha dovuto cambiare alleato in corsa, passando da destra a sinistra; b) il Covid è un disastro che non possiamo affrontare con le liti di bottega; c) arrivano all’Italia tanti soldi quanti mai ne erano arrivati, neppure con il Piano Marshall, e per spenderli bene è necessario un Paese unito. Un Paese unito e – veniamo al punto dei punti – guidato da persone competenti. Abbiamo avuto ministri che parlavano di inesistenti tunnel al Brennero, altri che confondevano il Venezuela con il Cile, abbiamo udito in Parlamento confondere la concisione con la circoncisione e abbiamo sentito inciampare sui congiuntivi: ora grazie al cielo ci siamo liberati di tutto questo. Ieri il noto statista Alessandro Di Battista – il quale non sappiamo cosa abbia mai amministrato, ma che ricordiamo quando affermò che la Costituzione della Repubblica è stata votata a suffragio universale nel 1948 – ha contestato Draghi in materia di economia. Ecco: un motivo per cui è giusto unirsi al coro di osanna per il nuovo governo è soprattutto questo: che un Di Battista non può parlare di economia con un Draghi. Non sono e non siamo tutti uguali.