Dieci giorni per sconvolgere il mondo

Quando finirà la guerra?

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Ten Days that Shook the World, i Dieci giorni che sconvolsero il mondo: è il titolo di un libro scritto nel 1919 da un giornalista americano, John Reed, che seguì la Rivoluzione d’Ottobre e se ne innamorò. Il libro uscì con una prefazione di Lenin e Reed morì di tifo solo un anno dopo, a 32 anni: lo seppellirono con tutti gli onori al Cremlino. Nel 1981 la sua storia diventò un film, Reds, con Warren Beatty. Si vede il popolo affamato che canta l’Internazionale e in una scena toccante c’è una donna che si fa il segno della croce, perché quando il mondo è sconvolto ci si rende conto che non possiamo bastare a noi stessi.

Cent’anni dopo tutto ritorna, ma tutto è diverso. Ritorna la Russia al centro del mondo. Ritorna il popolo russo in manifestazione. Ritornano i dieci giorni: il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha detto l’altro ieri che la guerra potrebbe finire fra dieci giorni; e anche alcuni generali americani e italiani hanno fissato – analizzando gli sviluppi sul campo di battaglia – quel termine: dieci giorni.

Tutto ritorna ma tutto è diverso. Cent’anni fa il popolo russo rialzava la testa dopo secoli di miseria. Più che da un’ideologia, era spinto dalla fame. Nel Dottor Zivago c’è una scena molto bella, si vedono alcuni bambini che si appoggiano alla vetrina di un ristorante per guardare i signori che mangiano. Il comunismo sovietico che sostituirà lo zarismo si rivelerà dispotico, opprimente, guerrafondaio: un fallimento. Ma l’ideale che affascinò John Reed e mosse il popolo russo, e subito contagiò il mondo, era "dare a ciascuno secondo il suo bisogno e chiedere a ciascuno secondo la sua capacità". Non poteva funzionare perché l’egoismo umano è inestirpabile: ma non era una menzogna. Un prete, don Luigi Giussani, la definì "una verità impazzita".

Quel che muove ora Putin è invece menzogna. È il maledetto nazionalismo di ottocentesca e novecentesca memoria. Non c’entra nulla con il patriottismo, che è amore per il suolo che ti è stato padre; il nazionalismo è brama di sopraffazione su altri popoli. È menzogna anche il popolo che abbiamo visto l’altro ieri allo stadio con Putin: donne e uomini non spinti dalla fame ma ingannati da una propaganda o spesso anche reclutati a forza. Quanto ai dieci giorni, c’è da chiedersi quanto male può ancora fare, il mostro, in dieci giorni. E segnarsi come quella donna del film con Warren Beatty.