Lo sforzo di capire

Sotto un unico cielo c’è una città divisa in due. Macerata dentro le mura si è blindata per proteggersi da eventi più grandi di lei. Fuori le mura il corteo antifascista e antirazzista scivola con le prevedibili parole d’ordine e un vergognoso fuori programma per inneggiare alle foibe nel Giorno del ricordo. La campagna elettorale ha trovato, nella morte di Pamela e nella follia razzista di Traini, l’acceleratore di emozioni che sembrava cercare per distrarsi dalla noia delle promesse e delle bugie. Dividersi e scontrarsi tra fascisti e antifascisti è facile, comodo da organizzare, fa bene alle coscienze di entrambe le parti. Più difficile, scomodo e scomposto farsi mordere dalla realtà e accettare che sì, forse, la risposta potrebbe essere giusta ma a essere sbagliata potrebbe essere la domanda. Il razzismo va condannato. Ma davvero i fatti di Macerata ci interrogano solo su fascismo e antifascismo? O ci chiedono lo sforzo in più di capire perché una ragazza, ancora una volta, abbia avuto la vita sfregiata dalla droga? Perché irregolari stranieri sono sospettati dello strazio che conosciamo? Perché un folle, disonorando il tricolore, spara su persone innocenti?

Queste sono le domande che pone la cronaca e rispondere solo rispolverando lo scontro ideologico rischia di essere inutile per quanti, con buona volontà, hanno più a cuore la soluzione dei problemi che un pugno di voti. Macerata, mai come oggi, è l’Italia. Un Paese dove un rimprovero, come è accaduto a Pisa, può in un baleno trasformarsi in una sparatoria. Dove, a Milano, una ragazza di 19 anni, Jessica, allunga la lista macabra di uomini che odiano le donne. È un’Italia aggressiva, ma aggredita. È la Macerata dentro le mura che si blinda per paura. Perché sa che, fuori le mura, gli indignati in servizio permanente effettivo smobiliteranno, senza che nulla sia cambiato. Nel male, nel bene. Le serrande si alzeranno, le finestre riapriranno. Suoneranno le campane. Le persone ricominceranno il proprio cammino verso il destino che le attende, augurandosi il meglio: la salute per sé e i propri cari, il lavoro da trovare, una fine del mese più dolce di un conto in rosso, o chiedendo la forza di integrarsi in un paese che, stranieri, li ospita esigendo solo rispetto per leggi e valori e offrendo da sempre, nei fatti, tutta la generosità di cui è capace. Nella cronaca – sono parole private di un pastore della chiesa – si nasconde il disegno che Dio ha per gli uomini. Ma – ha aggiunto – bisogna saperla leggere. Possiamo anche ridurre Macerata a una questione di fascismo e antifascismo. Non basterà a cancellare lo stato di emergenza e di illegalità, legate al nodo immigrazione.