Giovedì 18 Aprile 2024

Il caos dopo il decreto. E l'8 marzo diventò come l'8 settembre

Il confine tra le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna (Ansa)

Il confine tra le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna (Ansa)

A scanso di equivoci, non siamo tra coloro che pretendono che a risolvere i problemi debbano sempre essere "gli altri": lo Stato, il governo, la politica. Lo abbiamo scritto anche ieri: siamo noi italiani, ciascuno di noi, ad avere la responsabilità principale di quello che accadrà nelle prossime settimane. Siamo noi a dover cambiare stile di vita per evitare o meglio per limitare il disastro. Ma, detto questo, non possiamo fare a meno di prendere atto che il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri emesso l’altra sera ha avuto l’effetto di ricordarci un altro decreto, o meglio un altro proclama: quello dell’8 settembre.

Così come le parole di Badoglio, il decreto emesso per fronteggiare il Coronavirus ha gettato il Paese nella confusione più assoluta, almeno per molte ore. Intanto, l’ha gettato nel caos per com’è stato partorito. Verso le otto e mezza di sera, quando gli italiani erano a cena, è circolata sui siti dei giornali una bozza di decreto che annunciava la chiusura totale della Lombardia. Anche ammesso (e non concesso) che ai giornali non sia arrivata da nessuno dell’entourage del governo, i responsabili della comunicazione del premier avrebbero dovuto intervenire subito. Smentire o confermare. Non l’hanno fatto. Al contrario è poi arrivata pure una seconda bozza e infine, quando gli italiani erano a letto, il testo definitivo, insieme a una conferenza stampa di Conte. In secondo luogo, è un decreto di cui si capiva a volte poco e a volte nulla. Luca Zaia ha detto ieri che per sapere che cosa veniva chiesto di fare ai cittadini occorreva «una circolare attuativa». È stato un signore. Avrebbe dovuto dire che certi passaggi, soprattutto quelli che riguardano gli spostamenti, sembravano una supercazzola di Tognazzi. E poi: quali sono le «comprovate esigenze lavorative» e quali no? E ancora: che vuol dire «evitare»? È un’esortazione? E le «forti raccomandazioni» a non uscire di casa? Ma uno Stato non esorta e non raccomanda: deve imporre regole e prevedere sanzioni.  Dopo l’8 settembre, nel caos più assoluto, ci pensarono gli italiani (o almeno alcuni di essi) a rimettere le cose a posto. Ora però occorre il contributo di tutti.