Giovedì 25 Aprile 2024

Un alleato a Berlino

Roma, 19 giugno 2018 - Sbavature a parte, il vertice italo-tedesco si è mosso sul doppio binario prevedibile e previsto: da un lato l’accoglienza dei migranti, dall’altro lato le politiche economiche. Quanto i due binari si incrocino in una partita doppia quasi perfetta lo diranno i fatti che seguiranno, se seguiranno, le formule un po’ di rito con le quali si concludono normalmente i vertici internazionali. L’esito del vertice, invece, è meno scontato: il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, incassa un appoggio non formale della Germania all’Italia. La cancelliera Angela Merkel, però, questa volta è stata obbligata a un passo in più rispetto alle consuetudini diplomatiche: costretta dall’ultimatum del suo ministro dell’Interno, Horst Seehofer, si è impegnata a trovare una soluzione europea all’arrivo dei migranti entro 15 giorni. Se fallirà il bavarese Seehofer ha già detto che darà il via ai respingimenti. Conte, quindi, torna in Italia con punti a favore della linea dura portata avanti da Matteo Salvini e dal governo italiano. Un punto in più almeno nei confronti degli impegni promessi da Macron.

L’altro binario porta nel cuore della politica economica: in nome della lotta alla povertà Conte ha rilanciato la sua priorità del reddito di cittadinanza ammettendo, neanche tanto implicitamente, il ruolo essenziale dell’Europa e della Germania nel dare al governo italiano una chance. A cominciare dalla possibilità di orientare il fondo sociale europeo per le politiche di inclusione e la riforma dei centri per l’impiego.

La logica non manca, neppure qualche sbavatura come l’insistere sulla povera Italia – problema grave e serissimo, sia chiaro – in un contesto più da orgoglio da seconda manifattura europea. La logica, poi, è cosa diversa da tattiche e strategie. E dalle alleanze: l’ala dura del governo tedesco è la miglior alleata della linea Salvini tanto quanto è da sempre la peggior amica di chi, in Europa, chiede di superare il patto di stupidità e le politiche di austerity, per imboccare strade che – dai conti pubblici alla governance – assomigliano di più a quella nella testa di Macron e della Francia. Ha ragione Conte quando ricorda che le frontiere italiane sono frontiere europee. Se non fosse che i Paesi europei e la Ue stessa da troppo tempo sono abituati a modulare i confini sui propri bisogni: larghi sui migranti, stretti sui debiti. Resa dei conti al vertice europeo di fine mese.