Ci sarebbe pure quella storia di una preside

A proposito di offese alle donne

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Ieri abbiamo scritto del caso di Carol Maltesi, la ragazza uccisa e fatta a pezzi in Lombardia. Abbiamo cercato – senza pretendere di dar lezioni a nessuno, ma anzi partendo dai nostri stessi errori – di riflettere su quanto possano essere grevi, offensivi certi titoli sui giornali, tipo quelli che hanno marchiato la povera Carol più o meno come una prostituta perché faceva l’attrice porno: come se lei fosse definita da quello, come se lei fosse solo quello. E senza tenere conto dell’orribile fine che ha fatto. Ecco, ci sarebbe anche un altro caso, forse ancora più grave dal punto di vista giornalistico: quello della preside di Roma.

Non ne faccio il nome perché è già stato fatto fin troppo. E qui c’è la prima, singolare anomalia. Questa preside di un liceo romano ha 50 anni e avrebbe avuto una relazione con uno studente di 19 anni. Tutti noi abbiamo pubblicato il nome (e la foto) di lei; ma di lui solo un nome di fantasia, o le iniziali. Perché? Sono entrambi maggiorenni. A rigor di legge, entrambi potevano essere citati con nome e cognome. Invece, solo lei. Non si mettono i nomi quando c’è di mezzo la sfera sessuale? Allora non bisognava mettere i nomi né di lei, né di lui. Invece abbiamo messo solo quello di lei.

Ma questo sarebbe il meno. Ieri qualcuno ha pubblicato perfino la sbobinatura di un audio fra preside e studente, e pure una loro chat su WhatsApp. Conversazioni che non riferiamo neppure in sintesi, per non rovistare nella spazzatura.

Non è bello che una preside di 50 anni abbia una relazione con uno studente? Intanto, non è un reato: l’eventuale multa che gli ispettori del ministero potrebbero infliggere alla preside sarebbe per aver "danneggiato l’immagine dell’istituto" (sic). E poi sì, non sarà bello, anche se ci sono presidenti della Repubblica che hanno sposato la loro insegnante. E comunque saranno fatti loro o no? Soprattutto le chat private?

Ed è forse bello che il diciannovenne "studente modello" (così è definito sui giornali lui, "tanto frastornato dal clamore della vicenda") abbia conservato e diffuso audio e chat? Perché le ha conservate? E perché quando il pedofilo è un uomo non viene mai messo il nome e di questa donna che non è pedofila sì? Nei casi di pedofilia si cerca di tutelare le vittime, certo. Ma qui che sono tutti maggiorenni? E soprattutto: non sarà bello quello che è successo (ammesso che sia successo) ma è forse bella la gogna cui questa donna è ora esposta? O è orribile?

Non si tratta – ripeto – di fare lezioncine, si tratta di autocritica. Il sottoscritto non è innocente (lo ricordavo anche nell’articolo di ieri quando parlavo di certi titoli sui femminicidi) e ancora peccherà di disattenzione. Ma non per questo non si deve dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato.