Giovedì 18 Aprile 2024

Gli italiani e i Cinque Stelle. Quando finisce un amore

Quando finisce un amore si sta male perché come canta Cocciante non c’è mai una ragione perché un amore debba finire; e come canta Vecchioni l’amore non finisce mai. Forse per questo Luigi Di Maio dopo l’ultima batosta elettorale dice che il movimento tornerà a correre da solo come ai vecchi tempi, quando tanti italiani speravano in Grillo, nel cambiamento, nella democrazia dei cittadini e non delle caste. Di Maio si illude di poter far rivivere agli italiani quell’innamoramento per un qualcosa che era completamente nuovo e diverso.

Ma è appunto un’illusione perché ci si innamora di una persona, non di un partito politico. E il feeling fra gli elettori e il M5S è finito credo per sempre.

Non è dunque questione di mollare l’alleato (ieri la Lega, oggi il Pd) per tornare all’antica purezza. Come ha scritto ieri Stefano Folli su Repubblica "non esiste più quell’alone magico intorno al movimento che Beppe Grillo aveva saputo creare all’inizio dell’avventura". Non esiste più quello che Francesco Alberoni, in “Innamoramento e amore“, chiamava “stato nascente“. Se i Cinque Stelle pensano di risolvere la loro crisi tornando a quello stato nascente, non fanno i conti con la realtà.

E la realtà è che fra le origini e i giorni nostri stanno in mezzo esperienze deludenti, chiamiamole pure fallimenti, che in politica non vengono perdonate (dagli elettori). Parliamo qui del caso della sindaca di Imola, che ha lasciato dopo soli quindici mesi. "Non posso diventare un burattino in mano al Pd", ha detto, e da tutta Italia si sono mossi gli inviati pensando che questo potesse diventare un casus belli per l’alleanza di governo M5S-Pd. Ma il Pd non c’entra nulla, Manuela Sangiorgi aveva i numeri per governare da sola ma è stato un disastro: in poco più di un anno se ne sono andati cinque assessori e sette consiglieri di maggioranza. Così come è fallito l’esperimento di Livorno (voti dimezzati dopo cinque anni di governo), così come a Torino tutti rimpiangono Fassino, e non parliamo della Raggi a Roma perché la catastrofe della Capitale è sotto gli occhi ahimè del mondo intero. E così sono andate tutte le esperienze di amministrazione comunale grillina: l’unico sindaco buono è stato il primo, quello di Parma, Federico Pizzarotti: che infatti è stato espulso dal movimento. Quanto al governo con la Lega, abbiamo visto alle Europee che cosa sia costato al M5S.

Ecco perché tornare a correre da soli può essere una scelta romantica, ma che scalderà ben pochi cuori.