Whirlpool licenzia, l’ira di Draghi: uno sgarbo

La multinazionale rifiuta la proposta di 13 settimane di cassa integrazione, chiuso lo stabilimento di Napoli. Il premier incontra gli operai

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di Claudia Marin

La Whirlpool fa saltare il tavolo della trattativa al Mise e avvia le procedure di licenziamento per i 340 operai dello stabilimento di via Argine a Napoli. Ma il governo non ci sta. E, prima, il ministro Giancarlo Giorgetti mostra tutta l’irritazione del governo per la mossa della multinazionale americana ("Irragionevole il no alle altre settimane di cassa integrazione"). Poi lo stesso premier Mario Draghi, a Santa Maria Capua Vetere, incontra una delegazione dei dipendenti dell’azienda e dei sindacati e parla di "grave sgarbo istituzionale", annunciando la sua discesa in campo nella vertenza e la richiesta diretta di chiarimenti ai vertici statunitensi.

In realtà, nella lunga estate calda del posto blocco dei licenziamenti si moltiplicano i casi di controversie sindacali che si caratterizzano per decisioni drastiche dei fronti aziendali.

È finita, al momento, con un nulla di fatto al ministero del Lavoro la trattativa per la proroga della cassa integrazione per i 400 lavoratori dell’ex Embraco. E, dopo il caso Gkn (che chiude il proprio stabilimento di Campi Bisenzio con la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 422 dipendenti) sono saliti a 1.700 i posti di lavoro che rischiano di andare in fumo solo dall’inizio di luglio.

Tornando alla Whirlpool, la giornata è iniziata malissimo. Al tavolo on line col Mise, i vertici della multinazionale hanno confermato che "lo stabilimento è diventato insostenibile". Da qui la rottura e la nuova clamorosa iniziativa degli operai partenopei, che si sono mossi per chiedere al volo l’incontro a Draghi. Un blocco stradale sulla via Appia ha preceduto l’incontro con il premier. "Draghi ci ha detto – raccontano i sindacalisti – che la decisione della Whirlpool di avviare la procedura di licenziamento per i dipendenti dello stabilimento di Napoli rappresenta un grave e inaccettabile sgarbo istituzionale. Il Presidente del Consiglio si impegnerà personalmente nella vertenza".

Una doccia gelata, perché fino a poche ore prima si dava per certa la volontà di Whirlpool di ricorrere alle 13 settimane di cassa integrazione previste dall’avviso comune sottoscritto il 29 giugno scorso da governo e sindacati, contestualmente alla fine del blocco dei licenziamenti per pandemia (scattato il 1° luglio con l’esclusione del settore tessile). Da Palazzo Chigi confermano. Il governo segue da vicino il dossier ed è impegnato nel costruire alternative serie al licenziamento collettivo. Certo che, come sottolinea il leader Cgil, Maurizio Landini, nel giro di pochi giorni è la terza multinazionale associata a Confindustria che, invece di rispettare l’impegno sottoscritto a Palazzo Chigi e utilizzare gli ammortizzatori sociali gratuiti, scarica sui lavoratori e sul Paese la scelta di delocalizzare le produzioni fuori dall’Italia.