Martedì 16 Aprile 2024

Welfare, la spesa sale a 615 miliardi: "Preoccupa il calo della natalità"

Il Rapporto 2022 del ’Think Tank’ supportato da Unipol Gruppo. La fotografia per aziende e cittadini

Welfare, la spesa sale a 615 miliardi

Welfare, la spesa sale a 615 miliardi

Una spesa in welfare che quest’anno crescerà di 18 miliardi a 615. Altre 300mila famiglie che, a causa della corsa dell’inflazione, rischiano di trovarsi in povertà assoluta mentre aumenta la netta spaccatura tra Nord, Centro e Sud Italia. Ma anche l’allarme per il continuo calo della natalità con un’Italia che nel 2035 avrà 2,5 milioni di abitanti in meno e addirittura 10,5 milioni in meno nel 2050. Sono alcune delle principali criticità evidenziate dal Rapporto 2022 del Think Tank ’Welfare, Italia’, supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti e con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.

’Welfare, Italia’ si propone da oltre un decennio come luogo di analisi, studio e riflessione sui temi del welfare. E l’andamento della spesa in welfare, le dinamiche demografiche in atto, l’impatto dell’inflazione sulla domanda di protezione sociale, le criticità del mondo del lavoro, la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema, il ruolo del privato e degli investimenti sociali, il contributo del Pnrr e le strategie a livello europeo sono i principali temi affrontati ieri nell’ampio dibattito che ha accompagnato la presentazione a Roma dell’edizione 2022 del Rapporto. Il Forum è stato aperto dal messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha evidenziato come "la collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore è una chiave, nella conferma del carattere universale dei diritti, per potenziare e ammodernare i servizi".

Si sono quindi susseguiti numerosi interventi aperti dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, quello di Unipol Gruppo Carlo Cimbri e dal managing partner e Ceo di The European Houise Ambrosetti, Valerio De Molli mentre al Forum hanno partecipato, anche i ministri Eugenia Roccella (Famiglia, Natalità e Pari Opportunità), Antonio Tajani (Esteri) e Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito). Secondo le stime del Think Tank ’Welfare, Italia’ l’aumento generalizzato della spesa in welfare indotto dalla pandemia sta proseguendo anche nel post Covid-19.

Dopo la crescita di 46 miliardi di euro nel 2020, tra il 2021 e il 2022 la spesa nei tre pilastri tradizionali (sanità, politiche sociali, previdenza) e nell’istruzione è aumentata di ulteriori 22 miliardi. In termini relativi la previdenza continua ad assorbire circa la metà della spesa in welfare (48,4%), seguita da sanità (21,8%), politiche sociali (18,2%) e istruzione (11,6%). Intanto la spinta inflattiva, acuita dal conflitto in Ucraina, rischia di portare da 2 a 2,3 milioni il numero di famiglie in povertà assoluta per un totale di 6,4 milioni di persone. Allarmante è anche l’aspetto demografico approfondito da questa edizione del Welfare Italia Index mentre l’anno scorso il focus era stato sul mercato del lavoro.

Nel 2021 per la prima volta nella storia italiana il numero di nati è sceso sotto la soglia dei 400mila (399mila) e con un tasso di natalità (6,8 nati per mille abitanti) più basso della Ue nel 2035 l’Italia perderà il 4,2% della popolazione e dovrà sostenere 3,6 milioni di over-65 in più rispetto ai livelli attuali.

Meno lavoratori e più anziani metteranno ancora di più sotto pressione la sostenibilità del sistema di welfare del Paese con una spesa sanitaria pubblica che raggiungerà i 164 miliardi entro il 2035 e i 220 entro il 2050. Preoccupanti infine sono anche la fuga di cervelli e il gap Nord-Sud del Paese. ’Welfare, Italia’ stima infatti che se tutti gli emigranti del 2020 (121mila italiani, il 26% laureato) non tornassero in Italia il Paese perderebbe nel 2055 ben 147 miliardi tra costo della spesa in istruzione perso e mancati redditi da lavoro.

Infine, il Welfare Index regionale ha confermato anche per il 2022 la netta spaccatura tra Nord, Centro e Sud nella capacità di risposta del sistema di welfare delle regioni passando dagli 81,3 e 78,7 punti delle province autonome di Trento e Bolzano in testa alla classifica ai 75,9 dell’Emilia Romagna, ai 73,8 della Lombardi e ai 69,1 della Toscana per scendere in fondo a 54,2, 53,9 e 50,7 rispettivamente di Campania, Basilicata e Calabria.