Mercoledì 24 Aprile 2024

Wall Street, cosa c'è dietro il lunedì nero della Borsa

Le ragioni del crollo. Innanzitutto il maltempo, poi... Borse oggi: Sprint Wall Street, Milano e l'Europa recuperano

Trader a Wall Street (Ansa)

Trader a Wall Street (Ansa)

Milano, 6 febbraio 2018 - E' stata la peggior seduta dall'agosto del 2011 e quella nella quale Wall Street ha accumulato il maggior ribasso infraday (cioè nel corso della stessa giornata di contrattazioni) della sua storia. Dopo aver toccato un terrificante meno 6%, il listino di New York ha chiuso lunedì contenendo le perdite, si fa per dire, al 4,6%. Tanto è bastato per trascinare a picco questa mattina le Borse asiatiche e riflettersi anche sulle piazze europee, Milano compresa. Solo in 24 ore i 500 principali investitori di Wall Street si sono visti “bruciare” 115 miliardi di dollari. Il lunedì nero, nerissimo di Wall Street era stato in qualche modo annunciato la scorsa settimana da una serie di sedute negative che ne avevano fatto la peggiore settimana degli ultimi due anni.

 Le Borse oggi

Ma che cosa si nasconde dietro il crollo di Wall Street? Innanzitutto, come spesso è successo sui mercati azionari ripercorrendo la storia delle sedute nere, è accaduto di lunedì. Giorno che, insieme con il venerdì, contrassegna i maggiori crolli borsistici insieme anche – sembrerà strano – con la meteorologia. Perché sempre i crolli più pesanti sono avvenuti in giornate di maltempo, che incidono in peggio sull'umore degli operatori. Che, eccoci al tema del lunedì, nel week-end hanno avuto il tempo per riflettere – magari non da soli, ma c'è chi suppone con qualche coordinamento – sul da farsi alla riapertura dei mercati. E la scelta è stata quella di vendere con una valanga di ordini “sell”. Amplificata dalla tecnologia che ormai domina i mercati e che amplifica sia i rialzi sia i ribassi.

Ma perché nel week-end è prevalso l'umore nero? Le risposte degli analisti e degli esperti sono tante e diverse. E spiegano come la finanza sia spesso disallineata dall'economia reale anticipando, come sempre, sia le crisi, sia le riprese. Detta in parole povere, l'economia americana sta andando meglio del previsto, gli utili delle imprese anche e quindi in qualche modo ha ragione Trump a dire che la sua America sta godendo un'ottima salute come ha fatto qualche giorno fa al meeting di Davos. E proprio con la presidenza Trump, Wall Street è cresciuta, macinando record su record, di un altro 40% prima di iniziare a crollare.

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Perché i “signori” della Borsa cominciano a temere le conseguenze del boom della crescita: il rialzo dei salari (già partito negli Usa) insieme con la riduzione delle tasse con la riforma fiscale voluta dallo stesso Trump porterà a maggiori consumi ma anche a un rialzo dell'inflazione. Così diventerà più reale la prospettiva di una politica restrittiva della Fed (dove proprio ieri Jerome Powell ha preso il comando succedendo a Janet Yellen) con l'aumento dei tassi. Senza contare il taglio alla liquidità fornita dalle banche centrali (succederà a settembre anche con la Bce) che dal 2008, anno d'inizio della crisi, hanno immesso nel sistema ben 15mila miliardi. E così gli asset, gli investimenti, si spostano dall'azionario verso l'obbligazionario. E, come ha avvertito Naeem Aslam di Think Markets, “questa ondata di vendite si intensificherà perché gli orsi stanno sentendo l'odore del sangue sulla strada”.

Alla fine, al di là delle più sofisticate analisi, chi opera nella finanza guarda solo alle performance. E i tanti (analisti, banche d'affari, centri studio) che avevano ipotizzato un 2018 ancora positivo per i mercati sono stati presi in contropiede anche se c'è chi considera questi crolli come un fenomeno transitorio e in qualche modo salutare per evitare lo scoppio di una bolla speculativa. Vedremo, tra Orsi (ribassisti) e Tori (rialzisti) chi vincerà il braccio di ferro nelle prossime settimane. Ma grandi investitori avrebbero già aperto robuste posizioni ribassiste, anche sull'Italia, contando sull'incognita delle elezioni. Quel che è certo è che la stagione dei soldi facili sembra finita. E si passa all'incasso. Senza guardare in faccia a nessuno. Neppure alle illustri vittime del crollo di Wall Street come Warren Buffett, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos. Perché quando scoppia la tempesta anche i ricchi piangono

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