Martedì 23 Aprile 2024

La Cgil utilizza l’odiato voucher. Così paga il lavoro dei pensionati

In Emilia Romagna e in Lombardia lo Spi se ne serve regolarmente

Susanna Camusso, segretario Cgil (Newpress)

Susanna Camusso, segretario Cgil (Newpress)

Roma, 6 gennaio 2017 - LA GUERRA dei voucher esplode. E rischia di ritorcersi contro la Cgil. A meno di una settimana dal verdetto della Corte costituzionale sull’ammissibilità dei tre referendum proposti dal sindacato guidato da Susanna Camusso, tra cui quello per abolire i voucher, si scopre che è proprio un pezzo di Cgil a usare i famigerati buoni. O, più precisamente, lo Spi, il sindacato rosso dei pensionati. In Emilia Romagna, e non solo. Pare che pagare i pensionati con i ‘buoni’ Inps da 10 euro lordi l’ora sia una prassi consolidata anche in altre Regioni. Lo è sicuramente in Lombardia, dove allo Spi di Milano risultano attivati oltre 60 pensionati in voucher mentre a Bergamo sono cinque quelli pagati a ‘buoni’ dalla Cgil orobica. Una cifra irrisoria su oltre 360 lavoratori, fa notare il segretario generale della Cgil di Bergamo Gianni Perracchi, che ne sottolinea l’aspetto «virtuoso», cioè «l’esigenza di evitare il cumulo con le pensioni e trovare il modo di retribuire un impegno minimo all’interno del sindacato». Mentre Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro di Milano, precisa che l’utilizzo dei voucher è limitato allo Spi. E «sporadicamente» ne fa uso anche il sindacato dei pensionati Cgil toscano: «In rarissime occasioni come per consegnare le tessere per il tesseramento – spiega il segretario Daniela Cappelli – e, comunque, non in sostituzione di rapporti di lavoro strutturati».

PARADOSSALMENTE, sono proprio i sindacati più ‘morbidi’ sul tema dei voucher a utilizzarli di meno. La Fnp Cisl non ne fa uso, anche se dalla segreteria nazionale spiegano che non sarebbe certo uno scandalo se emergesse qualche caso, visto che la posizione del sindacato di Annamaria Furlan è di una correzione dello strumento per evitare gli abusi, togliendolo da agricoltura ed edilizia, non di una sua abolizione. In effetti a Cesana, ci sono «due o tre casi di utilizzo di voucher i per pensionati o studenti – spiega il segretario Cisl Romagna Filippo Pieri – che svolgono attività sporadiche e occasionali, come tenere aperti gli uffici del sindacato due o tre volte al mese, per poche ore». Stessa posizione quella della Uil, dove «non risulta una pratica diffusa». Da una prima ricognizione a campione, non sono emersi casi ma, qualora ve ne fossero, «sarebbe esattamente la situazione di occasionalità entro la quale devono stare». «Non vogliamo abolirli – ribadisce il leader Carmelo Barbagallo – ma ricondurli al loro uso originario». Cioè alla legge Biagi del 2003. Su questo, tra l’altro, esiste una proposta di Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, dove mercoledì se ne comincerà a discutere.

SUSANNA Camusso, intanto, tace. Ma dalla segreteria nazionale fanno sapere che è già presente in Parlamento una proposta di legge popolare (la Carta dei diritti) per sostituire i voucher. «Si tratta del lavoro occasionale subordinato – spiega CaludioTreves, segretario degli Atipici della Cgil – che, a differenza dei voucher, resterebbe nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato. Inoltre, resterebbe limitato a giovani, disoccupati, pensionati e a specifiche situazioni occasionali». Quanto ai casi dei voucher usati dallo Spi, precisa, «le collaborazioni occasionali fino a 5mila euro si possono fare». In attesa che l’11 gennaio la Consulta ci dica se saranno gli italiani a dire l’ultima parola, resta il boomerang mediatico.

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