Giovedì 18 Aprile 2024

Vino made in Italy: 7,8 miliardi di export nel 2022. Ma preoccupano i rincari

Vino made in Italy

Vino made in Italy

Sono confortanti i dati sull’export di vino italiano nel 2022, appena rilasciati dall’Istat. Con un valore di esportazioni pari a 7,87 miliardi di euro, il nostro Paese è secondo solo alla Francia, che conferma la leadership mondiale con 12,3 miliardi di euro.

Vino made in Italy
Vino made in Italy

Sul terzo gradino del podio si piazza la Spagna, che chiude l’anno sfiorando i 3 miliardi di euro. Sebbene gli addetti ai lavori si aspettassero di superare la soglia degli 8 miliardi di euro, fa ben sperare il miglioramento del prezzo medio all’export, ora attestato a 3,58 euro per litro, contro i 3,26 dell’anno precedente. Per questa ragione, l’analisi dell'Osservatorio Uiv-Ismea-Vinitaly traccia un bilancio sostanzialmente positivo e guarda con ottimismo al futuro.

Prezzi e costi di produzione in rialzo: il tasto dolente

Il mercato dei vini italiani ha tenuto nonostante le continue variazioni dei listini, ma i margini di guadagno della filiera si sono sensibilmente ridotti a causa dell’impennata dei costi di produzione e imbottigliamento. Ciò vale soprattutto per i prodotti di fascia medio-bassa, venduti a un prezzo non superiore ai 6 euro/litro. Se, da un lato, l’aumento dei prezzi di vendita ha limitato le perdite dei produttori, dall’altro lato, i rincari gettano un’ombra sui consumi previsti per il 2023.

Il peggioramento dell’ultimo trimestre 2022

Il motivo per cui la famosa soglia degli 8 miliardi di euro a valore non è stata oltrepassata è da ricercare nel consistente rallentamento del quarto trimestre dell’anno, che ha segnato incrementi del 4,8%, a fronte di percentuali ben più elevate nei trimestri precedenti: marzo +19%, giugno +11%, settembre +12%. Su questo trend erano basate le previsioni ottimistiche degli analisti, elaborate nei mesi precedenti. Tuttavia, se si guarda al periodo 2010-2022, si può notare come il valore dell’export del settore sia quasi raddoppiato, passando dagli appena 4 del 2010 ai 7,87 dell’anno scorso (ovviamente, nel computo non si tiene conto della battuta d’arresto registrata nel 2020, anno pandemico). I tre maggiori mercati di sbocco per il vino italiano restano gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito.

In ripresa il mercato interno

Secondo uno studio dell'osservatorio Federvini, condotto in collaborazione con Nomisma e Tradelab, nel 2022 il comparto vini, spiriti e aceti ha totalizzato in Italia un fatturato superiore ai 17 miliardi di euro: un valore ancor più rilevante, se si pensa che il nostro Paese ha rallentato la corsa verso la ripresa economica, passando da una crescita del Pil del 6,7% nel 2021 a 3,9% nell’anno successivo. L’ottima performance del beverage è dovuta soprattutto all’innalzamento dei consumi fuori casa: grazie alle riaperture generalizzate di locali e ristoranti, i consumi fuori casa hanno avuto la meglio sugli acquisti effettuati nella grande distribuzione, volati nel periodo della pandemia. La categoria di bevanda più gettonata è quella degli spiriti lisci, ovvero degli alcolici non miscelati nei cocktail (+88%), seguiti da cocktail alcolici (+32%), amari e dopo pasto (+24%), vino (+24%) e, infine, bollicine (21%). Tra pranzi, cene e aperitivi fuori casa sono state 1,47 miliardi le consumazioni di vini e spiriti in Italia nel 2022 (+ 28% rispetto al 2021). Circa 800 milioni riguardano vini (40%) e spumanti (15%). La performance più significativa per il vino si registra in occasione dell’aperitivo serale, ma i contributi più rilevanti alla crescita arrivano da pranzo e cena in ristoranti di fascia medio-alta.  

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