
Sono confortanti i dati sull’export di vino italiano nel 2022, appena rilasciati dall’Istat. Con un valore di esportazioni pari a 7,87 miliardi di euro, il nostro Paese è secondo solo alla Francia, che conferma la leadership mondiale con 12,3 miliardi di euro.

Sul terzo gradino del podio si piazza la Spagna, che chiude l’anno sfiorando i 3 miliardi di euro. Sebbene gli addetti ai lavori si aspettassero di superare la soglia degli 8 miliardi di euro, fa ben sperare il miglioramento del prezzo medio all’export, ora attestato a 3,58 euro per litro, contro i 3,26 dell’anno precedente. Per questa ragione, l’analisi dell'Osservatorio Uiv-Ismea-Vinitaly traccia un bilancio sostanzialmente positivo e guarda con ottimismo al futuro.
Prezzi e costi di produzione in rialzo: il tasto dolente
Il mercato dei vini italiani ha tenuto nonostante le continue variazioni dei listini, ma i margini di guadagno della filiera si sono sensibilmente ridotti a causa dell’impennata dei costi di produzione e imbottigliamento. Ciò vale soprattutto per i prodotti di fascia medio-bassa, venduti a un prezzo non superiore ai 6 euro/litro. Se, da un lato, l’aumento dei prezzi di vendita ha limitato le perdite dei produttori, dall’altro lato, i rincari gettano un’ombra sui consumi previsti per il 2023.
Il peggioramento dell’ultimo trimestre 2022
Il motivo per cui la famosa soglia degli 8 miliardi di euro a valore non è stata oltrepassata è da ricercare nel consistente rallentamento del quarto trimestre dell’anno, che ha segnato incrementi del 4,8%, a fronte di percentuali ben più elevate nei trimestri precedenti: marzo +19%, giugno +11%, settembre +12%. Su questo trend erano basate le previsioni ottimistiche degli analisti, elaborate nei mesi precedenti. Tuttavia, se si guarda al periodo 2010-2022, si può notare come il valore dell’export del settore sia quasi raddoppiato, passando dagli appena 4 del 2010 ai 7,87 dell’anno scorso (ovviamente, nel computo non si tiene conto della battuta d’arresto registrata nel 2020, anno pandemico). I tre maggiori mercati di sbocco per il vino italiano restano gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito.
In ripresa il mercato interno
Secondo uno studio dell'osservatorio Federvini, condotto in collaborazione con Nomisma e Tradelab, nel 2022 il comparto vini, spiriti e aceti ha totalizzato in Italia un fatturato superiore ai 17 miliardi di euro: un valore ancor più rilevante, se si pensa che il nostro Paese ha rallentato la corsa verso la ripresa economica, passando da una crescita del Pil del 6,7% nel 2021 a 3,9% nell’anno successivo. L’ottima performance del beverage è dovuta soprattutto all’innalzamento dei consumi fuori casa: grazie alle riaperture generalizzate di locali e ristoranti, i consumi fuori casa hanno avuto la meglio sugli acquisti effettuati nella grande distribuzione, volati nel periodo della pandemia. La categoria di bevanda più gettonata è quella degli spiriti lisci, ovvero degli alcolici non miscelati nei cocktail (+88%), seguiti da cocktail alcolici (+32%), amari e dopo pasto (+24%), vino (+24%) e, infine, bollicine (21%). Tra pranzi, cene e aperitivi fuori casa sono state 1,47 miliardi le consumazioni di vini e spiriti in Italia nel 2022 (+ 28% rispetto al 2021). Circa 800 milioni riguardano vini (40%) e spumanti (15%). La performance più significativa per il vino si registra in occasione dell’aperitivo serale, ma i contributi più rilevanti alla crescita arrivano da pranzo e cena in ristoranti di fascia medio-alta.