
Vino dealcolato: la produzione è autorizzata anche in Italia
Roma, 9 aprile 2025 – Da pochi mesi, anche in Italia è possibile produrre vini dealcolati, dopo la firma del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha dato il via libera al decreto che permette di modificare il tenore alcolico dei vini. Restano esclusi i docg, i doc e gli igp. Il grado alcolico dovrà essere inferiore a 0,5, mentre se arriverà ad un massimo di 8 gradi, dovrà essere indicata la scritta “parzialmente dealcolato”. Ovviamente tale modifica dovrà avvenire sotto la responsabilità di un enologo, e dovrà essere indicata la tecnica che i vari stabilimenti produttivi decideranno di utilizzare. Si aprono così nuovi scenari produttivi, che interesseranno una platea di non meno di un milione di persone. Vediamoli nel dettaglio.
I dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly
A livello globale, la produzione di vini dealcolati italiani crescerà del 60% nel 2025, con un forte predominio dei zero alcol e degli spumanti. A contribuire, oltre al decreto di dicembre, anche l’aumentato interesse del Nord America e dei Paesi Nordici. Ad oggi il mercato è stimato in 2,4 miliardi di dollari, ma secondo gli esperti raggiungerà i 3,3 miliardi di dollari nel 2028, con un tasso di crescita annuo dell’8%. Oltre l’80% delle vendite è realizzato nei primi 5 Paesi, con gli Usa sul gradino più alto del podio con il 63%, seguiti da Germania, 10%, Regno Unito e Australia, entrambi con il 4%, e Francia con il 2%. L’Italia attualmente consuma appena lo 0,1% della produzione totale, per un controvalore di 3,3 milioni di dollari, ma stando alle stime Iwsr (International Wines and Spirits Record) nei prossimi 4 anni si attende una crescita del 47,1% con relativo controvalore di 15 milioni di euro.
Castelletti: “Molti sposteranno in Italia la produzione”
Il segretario generale di Unione Italiana vini, Paolo Castelletti, ha commentato con favore la scelta del ministro di permettere anche in Italia la produzione di questi vini non ancora particolarmente richiesti dal pubblico italiano. “La nicchia produttiva è nella sua fase embrionale ma già si registra l’effetto positivo generato dal decreto di dicembre che disciplina le disposizioni nazionali sulla produzione della categoria. Prova ne sia che oltre all’aumento dell’offerta la gran parte delle imprese esprime l’intenzione di trasferire la produzione in Italia. Ora occorrerà analizzare il fenomeno con lucidità, come un’opportunità aggiuntiva, certo non risolutiva per il vino italiano. Abbiamo fotografato una platea di consumatori disposti a sperimentare, sempre meno ancorati ad una sola bevanda. A fare la differenza sarà la qualità del prodotto”.
La situazione in Italia e le previsioni degli esperti
Se negli Stati Uniti il vino dealcolato è consumato anche da chi beve vino, ciò non avviene in Italia, dove solo il 13% degli astemi lo consuma, e appena il 7% di chi beve vino tradizionale ne fa un uso saltuario. Stando all’Osservatorio Uiv-Vinitaly, a frenare i consumi è anche la difficoltà di reperire certi prodotti, che potrebbe interessate non solo il milione di italiani non bevitori di alcolici, ma anche i 14 milioni che li bevono e potrebbero considerarli un’alternativa almeno occasionale.